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DICEMBRE 2007
III AVVENTO
(Mt.11,2-11)
“Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo".
Giovanni Battista è in carcere per ordine di Erode. Nella prigione, però, può accogliere i suoi
discepoli i quali gli narrano la predicazione di Gesù che lui aveva indicato
come Messia.
La predicazione di Gesù non risponde all’idea che
Giovanni ha del Messia. Per Giovanni Battista il tratto caratteristico di “Colui che viene” deve essere la forza. Le sue idee della
natura di questa forza sono molto precise.
Giovanni
paragona il Messia all’agricoltore che afferra la sua scure per abbattere
l’albero infruttuoso e buttarlo nel fuoco: “già la scure sta alla
radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene reciso e
gettato nel fuoco”. Egli presenta
l’attività del Messia con l’immagine del contadino che pulisce la sua aia,
bruciando tutto ciò che non è grano buono: “Ha in mano il suo ventilabro e
monderà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel
granaio e brucerà la pula con il fuoco inestinguibile”.
“Giovanni chiama i peccatori a penitenza e offre loro
un battesimo per la remissione dei peccati; si affrettino prima che venga colui
il cui battesimo di Spirito e fuoco, sarà un bagno distruttore”.
“Giovanni vede in “Colui che
viene” il terribile giudice che estirperà con il fuoco inestinguibile tutti i
peccatori che non si saranno pentiti dei loro peccati e non avranno cambiato
vita prima che sia troppo tardi”.
“Giovanni si considera incaricato a preparare Israele
al terribile giudizio: il suo esempio e la sua parola
intendono condurre i peccatori alla conversione per sfuggire così al castigo
eterno chi incombe su di loro”.
La predicazione di Gesù, tuttavia, non risponde
all’idea che Giovanni ha del Messia. Ed ecco la
domanda di Giovanni:
“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo
aspettare un altro?”
Gesù risponde a Giovanni descrivendo la Sua attività
benefica verso gli infelici. Egli restituisce la vista ai ciechi, apre gli
orecchi ai sordi, guarisce i lebbrosi, risuscita i morti e annuncia ai poveri
la Buona Novella. Ciò che Egli compie, attua ciò che il profeta Isaia aveva predetto per il tempo messianico.
“Gesù intende la Sua missione in modo diverso
dall’idea che si era fatta Giovanni. Gesù si presenta
non come il forte che spiega contro i peccatori la potenza vendicatrice della
collera di Dio, bensì come la
manifestazione della bontà misericordiosa del Signore verso i poveri e i
sofferenti. Il contrasto è grande”.
“Arriverà Giovanni ad accettare la rivelazione
dell’Amore che si rivela nell’umiltà e nella debolezza?”.
Il cristiano
di oggi accetta l’Amore misericordioso di Gesù?
AVVENTO: TEMPO DI ATTESA E DI SPERANZA
“Mentre prosegue il cammino dell’Avvento, mentre ci prepariamo a celebrare il Natale di Cristo, risuona nelle nostre comunità questo richiamo di Giovanni Battista alla conversione.
E’ un invito pressante ad aprire il cuore e ad accogliere il Figlio di Dio che viene in mezzo a noi per rendere manifesto il giudizio divino. Il Padre – scrive l’evangelista Giovanni – non giudica nessuno, ma ha affidato al Figlio il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo (cfr Gv 5,22.27).
Ed è oggi, nel presente, che si gioca il nostro destino futuro; è con il concreto comportamento che teniamo in questa vita che decidiamo della nostra sorte eterna. Al tramonto dei nostri giorni sulla terra, al momento della morte, saremo valutati in base alla nostra somiglianza o meno con il Bambino che sta per nascere nella povera grotta di Betlemme, poiché è Lui il criterio di misura che Dio ha dato all’umanità. Il Padre celeste, che nella nascita del suo Unigenito Figlio ci ha manifestato il suo amore misericordioso, ci chiama a seguirne le orme facendo, come Lui, delle nostre esistenze un dono di amore. E i frutti dell’amore sono quei "degni frutti di conversione" a cui fa riferimento san Giovanni Battista, mentre con parole sferzanti si rivolge ai farisei e ai sadducei accorsi, tra la folla, al suo battesimo.
Mediante il Vangelo, Giovanni Battista continua a parlare attraverso i secoli, ad ogni generazione. Le sue chiare e dure parole risultano quanto mai salutari per noi, uomini e le donne del nostro tempo, in cui anche il modo di vivere e percepire il Natale risente purtroppo, assai spesso, di una mentalità materialistica.
La "voce" del grande profeta ci chiede di preparare la via al Signore che viene, nei deserti di oggi, deserti esteriori ed interiori, assetati dell’acqua viva che è Cristo.
Ci guidi
(dall’Angelus
di Papa Benedetto del 9 dicembre 2007)