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Carlo Tomassini

MOGLIANO

LA CHIESA DI S. MARIA DI PIAZZA

NEL SECOLO XVIII

 

Fermo 2008

 

 

Mogliano  memore

riconosce le sue radici

e detesta la violazione

della libertà di culto

 

 

S.Maria di piazza a Mogliano nel secolo XVIII

 

   L'attuale chiesa di Santa Maria [S. M.] di Piazza fu costruita nuova dalle fondamenta dal 1759 al 1769 su disegno del milanese Giambattista Ruschi[1], secondo l'inventario del 1765[2]. Questo edificio non va confuso con la chiesina di S. M. della Misericordia, di origini quattrocentesche di cui si vede la facciata, separata seppur contigua all'altra.

   Il Ferretti[3] annota: "Le nostre chiese sono tanta parte della vita spirituale della civiltà, del progresso e dell'elevazione sociale del popolo, attinti alle eterne sorgenti del Vangelo di Cristo". Sono molte le chiese moglianesi, elencate dal Cornazzani[4] con il titolo di Santa Maria: S. M. della Misericordia, S.M. delle Moglie, S. M. di piazza,  S.M. da piedi (al castello), S.M. de Genula, S.M. delle Cigliare, S.M. detta Mossa o della Neve, S.M. de Bagliano, S. M. del buon Cuore, S. M. del Soccorso, S.M. della Visitazione, S. M. delle Grazie, S.M. di Rovegliano, S.M. del Suffragio, inoltre le cappellucce:  Madonna della Pietà,  Madonna con s. Lucia e s. Michele e S. M. della Pace.

   In ciascuno di questi edifici la fede ha sempre ispirato e creato dipinti con l'immagine della beata Vergine Madre che fu a Mogliano la più raffigurata[5]. Per il sec. XVI ne diamo un cenno qui alla fine. Alcune opere sono collocate nel museo parrocchiale di cui Giuseppe Crocetti ha annotato 340 oggetti  tra sculture lignee, dipinti su tela ed altri[6].

   In confronto alle altre costruzioni moglianesi, il Ferretti[7] dichiara "potente e superba" questa di S.M. di piazza, su un'area di m. 29x35, a tre navate, di linee classicheggianti, sobriamente barocche, paragonabile per slanciata arditezza e insieme robusta solidità a poche altre chiese dell'archidiocesi fermana. Nel 1951, fu trovata l'epigrafe[8] da cui risulta che la costruzione fu diretta da A. Rusca[9] da Lugano che coprì le volte del tetto nel 1769.

 

LA  CONCESSIONE  FIDUCIARIA

   I pii lasciti dei benefattori che donavano i loro beni, legati alla celebrazione di Sante Messe garantivano il mantenimento della chiesa. I legati non erano alienabili e riservati all'approvazione dell'Ordinario diocesano il quale a volte li dava ad amministrare a persone private oppure ai Comuni i quali non necessariamente dovevano tenerne il giuspatronato per cui amministravano i beni come fabbriceria.

   L'autorità ecclesiastica lo concedeva e all'occasione lo toglieva. In questo senso i beni di mantenimento della chiesa di S.M. di piazza, dal secolo XV, furono dati ad amministrare a un incaricato eletto dalla Comunità, fino a quando nel 1790, il papa li diede in enfiteusi alla famiglia fermana di Saverio Mercanti.

   Secondo le più antiche norme statutarie, riferite da G. Petrelli[10] l'economo sindaco di questa chiesa doveva essere eletto dal Comune a voti segreti, un uomo di buona coscienza che ricevesse, annotasse e spendesse le rendite e il fruttato [dei beni della chiesa] e al termine del suo incarico presentasse il rendiconto.

   Questi beni non erano destinabili ad altro uso che al mantenimento del culto ed ai legati di ss. Messe, escluso ogni arbitrario utilizzo o interesse da parte dei notabili de Comune. Esplicitamente il concilio ecumenico lateranense IV impose: "Laicis, quamvis religiosis, nulla in rebus ecclesiasticis dignoscitur attributa facultas". Ai laici, seppur religiosi, non è riconosciuto alcun dominio sulle realtà ecclesiastiche.

   L'autorizzazione pontificia era concessa e poteva esser tolta, se del caso. Per secoli furono i sacerdoti a ricevere l'autorizzazione ad amministrare i pii legati, e a fungere da sacrista o da maestro del canto nella liturgia delle ore.

   Nell'Inventario e nella Visita Pastorale dell'Arcivescovo Fermano Alessandro Borgia del 1727 e 1728 la chiesa e l’annesso ospedale[11] di san Michele erano amministrati da un economo, eletto ogni triennio, dal Comune di Mogliano. L’Arcivescovo controllava gli obblighi delle S Messe derivanti dai lasciti in ogni altare.

   La Confraternita del SS. Sacramento[12] con molti confratelli, celebrava nell’altare maggiore, la rendita annuale erano scudi 160.

   Tra i vari legati della chiesa di S.M. di piazza si trovavano i lasciti testamentari  delle confraternite[13]Altre due confraternite vi celebravano. Quella della SS. Pietà con proprio altare e parimenti  quella della Concezione immacolata la quale gestiva un monte frumentario.

   L’arcivescovo ordinò alcune innovazioni, come giusdicente, di fare la mensa in pietra all’altare maggiore, e collocare i sedili ai lati di questo, ad uso dei preti.

   Questa chiesa fu unita all'Ospedale di San Michele[14] de Templano destinato ad aiutare i miseri, i pellegrini e le ragazze nubili. Le rendite dei beni della chiesa ed ospedale in quell'anno assommavano a 250 scuti annui.

   I sacerdoti incaricati per le ore liturgiche, le ss. Messe e altre Funzioni, furono chiamati sin dal secolo XVII  'Coristi', non perché avessero un coro collegiale, ma perché  praticavano il canto corale.

   Tutti i legati beneficiali e la chiesa stessa di S. M. di piazza erano sotto la giurisdizione dell'Ordinario diocesano, che la fece valere in particolare in occasione della controversia mossa dal comune moglianese: "Sacra Congregatione Episcoporum et Regularium R. E. Card. Livizzani Ponente Firmana pro il. Communitate Molleani contra R.D. Promothorem Fiscalem Curiae Archiepiscopalis Firmi. Romae (Lazzarini) Restrictus Facti et Iuris. 1792" [15]. Varie notizie e documenti si leggono in questa causa edita a stampa.

 

UNA CRONACA

   Nel 1704 sorse una controversia tra Gianfrancesco Latini e la chiesa S.M. di piazza per la strada pubblica divisoria tra i rispettivi beni[16].  Venivano eletti anche gli ospedalieri di cui si ha un elenco dal 1718 al 1763[17].

   Nel 1720 fu donato[18] (non trasferito né depositato, ma alienato) alla chiesa di S. Croce all'Ete un ornato ligneo d'altare (usualmente con gradini per i candelieri, due colonne laterali e uno spazio interno per l'immagine sacra) che divenne legittima proprietà ecclesiastica. Fu dimensionato per la nicchia del SS. Crocifisso, e fu dotato di specifiche scritte penitenziali: "Signore pietà" Parce populo.

   Una recente pretesa ha voluto far asportare questo ornato d'altare con la falsa ed arrogante presunzione che fosse un deposito del Comune.

   Nella chiesa di S.M. in piazza, nelle cappelle laterali, esistevano ed esistono ornati lignei d'altare, dello stesso modello, fatti di gradini, colonne e pala d'altare. Li tenevano le confraternite  della SS. Trinità (aggregata a quella romana[19] dal 1608); del s. Rosario[20], della Concezione immacolata  e  della Pietà[21].

   Famoso era il dipinto che, pur senza prove, viene attribuito a Raffaello Sanzio (opera di pittori della sua cerchia) raffigurante la Santa famiglia di Nazareth: la Vergine Madre, san Giuseppe, il bambino Gesù con San Giovanni Battista, di cui fa menzione il testamento del novembre 1603 di Gentile Boninfanti che dettava "Se metta a lato alla Cona del Rosario", e  della cui inamovibilità diede conferma l'arcivescovo fermano[22] nel 1730.

   Al mantenimento della chiesa erano destinati i beni offerti dai fedeli e amministrati per speciale concessione pontificia dal Comune. Erano incorporati il beneficio di S. Maria di Bagliano, ed altri lasciti. Vi celebravano ogni giorno sette cappellani. Due di essi incaricati per i benefici Marcelli e Chierichetti. Il Comune, per antica consuetudine di devozione, faceva celebrare nell’altare della Santa Casa di Loreto di cui ogni anno si solennizza la festa, dato che dal sec. XVII era ufficialmente acclamata Patrona delle Marche.

    Molti  sacerdoti chiamati ad officiare, su approvazione diocesana[23]. Ecco i nomi di alcuni pii lasciti[24] Chierichetti, Sgamba, Gentilucci, Carelli, Laurenzi, due lasciti Boninfanti, Rasi, Nuschi, Forti, Marcelli-Bresciani, Scorolli, Pizziculli, Petrelli. Le ss. Messe giornaliere erano almeno otto.

   La posizione di S. M. di piazza  nel centro urbano moglianese favoriva le celebrazioni da parte delle pie associazioni di celebrare qui.  L'associazione dei Calzolai, per la festa del 25 ottobre, vi poneva la tela con dipinti i patroni san Crispino e san Crispiniano. I falegnami vi collocavano la statua di san Giuseppe loro protettore[25]. I Muratori e Fornaciari, in onore di san Francesco da Paola fecero fare, a metà '700, una statua[26] allo scultore moglianese Gianfilippo Carnili. I sarti (o sartori) festeggiavano sant'Omobono[27].

   Il predicatore della Quaresima qui riuniva i fedeli per beneplacito dell'arciv. Borgia[28].

   Tra i santi moglianesi, modelli ed intercessori si ricordavano il beato Giacomo (Minore conventuale, nato a Falerone nel 1215 ca. e morto a Mogliano nel 1304 ca) e il beato[29] Pietro da Mogliano, (Minore osservante qui nato nel 1420 ca. ed ivi morto nel 1490) che talora è stato identificato in una figura del dipinto del Lotto. Nel sec. XVIII si distinse tra le monache, Angela M. Latini benedettina (morta a Treia nel 1804).

 

RINNOVAMENTO

   Tra il clero, i confratelli ed i fedeli, nella prima metà del secolo XVIII si diffuse l'entusiasmo per voler dare all'edificio di S. M di piazza un maggior splendore, costruendolo più spazioso, a tre navate[30], secondo lo stile diffuso talmente dall'arcivescovo Alessandro Borgia (1724-1764), che in tutti i comuni della vasta archidiocesi si costruirono nuove chiese in stile neoclassico. Le varie attività edilizie erano utili per offrire lavoro e guadagno ai disoccupati. Per tutti era una gran bene, anche per i moglianesi che temevano i furti da parte dei nullatenenti, vagabondi, soprattutto perché ci furono annate di preoccupante carestia[31], per cui si investì in migliorie fondiarie.

   Mogliano ha vissuto nel secolo XVIII uno slancio riformatore nei palazzi[32] e nelle chiese. Nel 1702 presso la rocca si restaurava la chiesa per la nuova confraternita del Suffragio[33]. Nel 1710 si ricostruivano il convento e la chiesa di San Gregorio[34]. Nel 1711 si istituirono i prestiti di grano tramite il nuovo monte (deposito) frumentario[35].

   Nel 1715 si faceva nuovo il campanile a S. Maria da piedi[36]. La chiesa per la parrocchia di S. Crisogono veniva costruita in campagna[37]. Nel 1729 il priore don Pietro Corradini fece rialzare la navata centrale a S. Maria da piedi. Nel 1739 restauri alla chiesa del Crocifisso della Pietà [38].

   Per comprendere questo fervore per 'il mattone' si devono ricordare i terremoti che si scatenarono in vari anni, in particolare, negli anni 1703; 1729; 1760 con gravi danni[39]. Inoltre la costruzione era favorita molto dalla partecipazione dei concittadini, con i lasciti finanziari e immobiliari per far celebrare SS. Messe[40].

   Con l'eredità del pio lascito Chierichetti nel giorno dell'Assunta si offriva un pranzo ai preti coristi, insieme con il Magistrato comunale[41]. Ma l'arcivescovo riprovava questi abusi sulle rendite beneficiali.

   Alle libere offerte faceva eco la volontà di placare le gelose rivalità tra le parrocchie per un primato d'immagine, in particolare nel 1735 con accordi per le processioni[42].

   Nel 1734 si rinnovò la chiesa di S. Giuseppe per la congregazioni dei Falegnami che si era unita a quella dei muratori[43]. Nel 1738 si fece nuovo il pavimento nella chiesa di s. Gregorio[44]. Le monache Benedettine rinnovarono la loro chiesa[45].

   Nel 1744 per aver favorito le truppe austriache a svantaggio delle avversarie napoletane, Mogliano fu ringraziata[46] come 'città'. Ogni passaggio di truppe, oltre all'incomodo delle onoranze forzose  verso le autorità militari, comportava un dispendio esoso; un vero danno per il popolo.

   Per i poveri  c'era il soccorso delle confraternite che gestivano le istituzioni assistenziali, quali il Monte di Pietà, l'Ospedale e i Monti frumentari.

   Nel 1746 fu costruita nuova la chiesa di S. Nicolò con ornato e sculture[47]. Nel 1757  si modificò la chiesa urbana di S. Crisogono, inglobandola nel rinnovato monastero delle benedettine[48].

   A S. Maria da piedi si costruirono la cantoria, si edificarono gli spazi per il cimitero, si rinnovarono la casa parrocchiale e la sede della confraternita[49]. Venne ravvivato il dipinto del Crocifisso, nella chiesina suburbana,[50] poi divenuta santuario.

   Nel 1760 la beatificazione di ven. Pietro da Mogliano fece costruire altari ed innalzare dipinti[51]. Nuove confraternite: nel 1738 quella della Madonna Addolorata[52] e nel 1739 quella dei Centuriati d s. Monica[53]. Tra i pittori erano impegnati i fermani Ricci, e il moglianese Giambattista Fabiani[54].

   Le migliorie fondiarie produttive erano auspicate anche dal clero per accrescere le rendite beneficiali, come dimostrava il Carnili[55].

 

UN LUNGO PROGETTO

   La prima notizia di far nuova la chiesa di S.M. di piazza si ha nel 1742[56] fu proposto di acquistare i locali della famiglia Lauri adiacenti alla chiesa allora esistente.

    Il clero era favorevole. Nella parrocchia di S.M. da piedi furono priori parroci prima don Pietro Corradini (dal 1728 al 1750) poi don Ambrogio[57] Corradini (1751-1754). La richiesta trasmessa a Roma tramite l'arcivescovo fu ben accolta dal Prefetto della congregazione dei Vescovi, che con rescritto del 20 gennaio 1742 stabilì, come giusdicente, lo stesso mons. Borgia.

   L'arcivescovo interpellò i parroci locali: Corradini d. Pietro, priore di S.M. da piedi; Latini d. Giovanni, curato di s. Crisogono e Brunetti p. Francesco (francescano conventuale) parroco di S. Gregorio, i quali testimoniarono il 20 marzo 1743 che la chiesa di S.M. di piazza era sufficiente per appena la metà della popolazione, calcolata a 3000 persone. L'arcivescovo studiò il modo per provvedere i fondi necessari. Con editto 10 aprile 1743 prelevò la somma di 1333 scuti dal legato Marcelli Bresciani.

   Gli scrittori anche recenti lasciano pensare che per usare i benefici ecclesiastici fosse sufficiente la volontà del Comune e non servisse la giusdicenza dell'Arcivescovo. Così pure oggi si pretende metter oggetti sopra all'altare maggiore o sopra al tabernacolo custodia dell'Eucaristia per volontà di laici.

   Con fiducia il Comune elesse nel 1744 Domenico Cosimi e Francesco Marchetti come deputati a far preparare i materiali e il progetto. In consiglio comunale, il 5 marzo 1750, fu presentato il disegno per il nuovo edificio e da questo uscì approvato. Il nome del progettista[58] è Giambattista Ruschi, milanese[59].

    Per tanti anni il Comune ebbe un buon rapporto con le autorità ecclesiastiche, ubbidendo ai loro ordini e ricevendo privilegi[60]. I sindaci eletti dal Comune  erano del clero o con il clero[61].

   Per far funzionare la scuola non c'era stato di meglio da fare  che incaricare un ecclesiastico all'insegnamento. Così nel 1736 fu potuto introdurre a Mogliano, come nelle grandi città,  l'insegnamento della Filosofia e della Morale per dieci anni. L'arcivescovo favoriva la pace tra i parroci[62].

   Tuttavia nel 1751 si accese la controversia tra il Comune che si considerava giuspatrono di S.M. di piazza e i Parroci locali che agivano autonomi nelle loro competenze[63]. La vertenza fece soprassedere a varie decisioni utili per l'avanzamento dei lavori. Il Comune protestava per le tasse contro il governo fermano[64].

   I parroci di Mogliano ottennero l'approvazione dell'inizio dei lavori e fu posta la prima pietra[65] del nuovo edificio di S.M. di piazza, il giorno 8 settembre 1759[66] ad opera del vicario foraneo don Raffaele Latini autorizzato il 18 agosto precedente dal vicario dell'arcivescovo fermano, in armonia con la delibera del 2 luglio 1758. Con l'intervento di don Ambrogio Corradini, già operante a Roma, era stata esclusa la richiesta di una collegiata, in modo che i parroci non perdessero i loro diritti[67].

   Un memoriale sulla situazione della fabbrica fu acquisito nel 1760 dall'arcivescovo Borgia[68] giusdicente. Il comune nel 1761 fece dipingere un nuovo quadro del venerato Pietro da Mogliano[69], allora beatificato, per l'altare[70] a lui dedicato. Varie spese furono autorizzate dall'Arcivescovo con i sopravanzi dei luoghi pii[71]. Venivano adeguati gli obblighi di sante Messe[72] e di altre celebrazioni.

    Per completare la fabbrica di questa chiesa nel 1765 fu richiesto un preventivo di spese al progettista Giambattista Rusca[73].  La navata centrale continuava nel solenne presbiterio, con suo alto arco trionfale. Il dipinto del Lotto nell'abside davanti l'altare maggiore (curato dalla confraternita del SS. Sacramento[74]) aveva la sua cappella a tabernacolo maestoso, di legno dorato, con nobilissima corona sostenuta da due angeli. La chiesa fu benedetta il giorno 8 settembre 1764 dal Vicario Foraneo d. Luca Corradini, su autorizzazione della Curia Fermana[75]. L'architetto Giov. Battista Rusca, in data 8 giugno 1765 per tetto, intonaco, stucchi e pavimento calcolava 1047scuti; altra volta 1401 scuti[76].

 

L'ALTO  TRONO DELL'ASSUNTA

   La cappella dell'Assunta, al modo di un trono, è uno sviluppo architettonico simmetrico con due coppie di colonne scanalate d'ordine romano corinzio ed architrave con raggiera attorno al monogramma mariano.  L'artista era il moglianese Giambattista Angeletti[77]. Due angeli ai lati  sorreggono la maestosa corona. Il significato del suo valore specifico è di onorare la Vergine Santa. Il dipinto di Lorenzo Lotto e dei collaboratori, documentato dal 1547, nel periodo in cui Mogliano era feudo dei Farnese, raffigura la B. Vergine Madre del Cristo, Assunta in cielo, tra cori di angeli[78], contemplata dai santi Giovanni Battista, Antonio da Padova, Maria Maddalena e Giuseppe suo sposo, dipinti in un'esedra che sopra lascia vedere un timpano, una cupola ed un campanile. Il periodo del feudo dei Farnese, dal 1544 al 1552, come si accennerà alla fine, è particolarmente ricco di opere d'arte, a Mogliano.

 

L'ARCIVESCOVO URBANO PARACCIANI

    Il cardinal Urbano Paracciani, romano, successore di mons. Borgia, diede nuovo impulso, con il suo intervento, alla costruzione di S.M. in piazza[79]. Il 6 febbraio 1769 egli scrisse una lettera a Nicola Latini con lode per la terminata costruzione, dichiarando il suo sostegno per l'ultimazione dell'opera[80]. Un'epigrafe sotto il tetto indica il compimento delle volte nell'agosto 1769 ad opera di A. Rusca, luganese, che aveva presieduto a tutta la costruzione nuova, dalle fondamenta al tetto. In tale anno la popolazione di Mogliano, aumentata in trent'anni al ritmo del 10% annuo, contava 3.400 anime[81].

   Il Carnili scriveva: "Questa è la chiesa più decorosamente, più propriamente officiata. Il Coro vien formato da Cappellani della stessa chiesa, i quali sono i più idonei al canto per arte e per voce e se vi fosse chi volesse essere aggregato, fa istanza a quelli che si sono, i quali sono in libertà di ammetterlo. Uno dei coristi è Camerlengo[82]"

   Le cappelle nelle arcate laterali vennero risistemate dalle rispettive confraternite e luoghi pii. All'ingresso, sotto la cantoria, fu fatta la bussola con a lato un loggiato ligneo ed il parapetto della cantoria, dipinti dal moglianese[83] Giambattista Fabiani (1724-1791) con immagini di angeli musici, di s. Cecilia e di strumenti da canto. L'ornato ligneo indorato del prospetto dell'organo fu eseguito poi nel 1788 da Carlo Gualtieri da Iesi.

   Il clero decideva le assunzioni dei sacerdoti e le celebrazioni senza attendere il parere dell'economo o sindaco eletto dal Comune. Anzi con l'arcivescovo Paracciani si corressero antiche storture[84]. Non si dovevano spendere i soldi delle rendite beneficiali della chiesa per offrire un pranzo ai consiglieri e ai priori del Comune, al quale restò per un po' di tempo, la concessione amministrativa data dalla Curia Fermana nel 1431 e approvata dal Papa. Che ci fosse un  economo, serviva anche per realizzare le migliorie nelle culture dei terreni. Si gradiva un esperto di lavori, foss'anche analfabeta che sarebbe stato assistito da un chierico nello scrivere, ma non si gradivano invadenze sulle celebrazioni e sui loro orari. Il sindaco doveva ogni anno presentare il rendiconto all'Arcivescovo.

   In visita pastorale il cardinal arcivescovo Paracciani fece la consacrazione della nuova chiesa[85] il 7 maggio (non giugno) 1774. Chiusa la chiesa annessa di San Michele, il benefici fu applicato a S. M. di piazza[86].

   Ecco il nuovo impianto delle cappelle, secondo l'Inventario del 1772 e la successiva Visita Pastorale del Card. Paracciani[87]. La spesa era sempre a carico delle rendite delle medesima chiesa, delle cappellanie, delle confraternite e dei pii legati per le ss. Messe. Il Comune moglianese aveva contribuito per due altari antichi: uno per il Beato Pietro e l'altro per la B. Vergine Lauretana..

   L’Altare Maggiore è dedicato alla Ss.ma Vergine, la cui gloriosa Assunzione ammirata da san Giovanni Battista Protettore, da san Giuseppe e sant’Antonio comprotettori, e da santa Maria Maddalena, si vedeva effigiata dal plausibile pennello di Lorenzo Lotto, in grande e maestosa cappella di legno, figurata i marmo bianco con alcuni elementi dorati.

   Nell'altare centrale si celebrava la S. Messa ogni giorno e vi celebravano solennemente anche i tre parroci: il priore di S. Maria da Piedi  il primo gennaio; due giorni dopo Pasqua il parroco di S. Crisogono e due giorni dopo Pentecoste il parroco di S. Gregorio.

   Qui la Confraternita del SS. Sacramento festeggiava il Corpus Domini. Vi erano il beneficio di S. Maria di Bagliano e la cappellania di Giovanni Gentilucci[88].

   Alle navate laterali erano stati sistemati quattro altari, perché erano sospesi quelli vicini alle porte laterali d'ingresso. Il primo dedicato alla S. Casa di Loreto. V'era anche un quadro di S. Francesco da Paola, alto palmi 9.

   Il secondo altare dedicato alla ss.ma Vergine del Rosario, cui era aggregata la confraternita di tal nome; aveva una cappella alta di palmi tredici. Sopra i gradini si osservava un piccolo quadro di S. Anna, e sopra al quadro grande, un altro piccolo di S. Francesco Saverio.

   Nel terzo altare dedicato al beato Pietro da Mogliano, si vedeva dipinto il beato frate operoso nell'assistenza dei suoi concittadini colpiti dalla pestilenza. La cornice dorata era alta palmi quindici. Era un altare privilegiato per le indulgenze[89]. L'osso radio intero del braccio destro del beato Pietro era chiuso in un reliquiario a forma di braccio umano, formato in argento.

   Il quarto altare dedicato alla Concezione, con aggregata l'omonima confraternita, aveva un quadro alto palmi tredici. Sopra questo un piccolo quadro di S. Ignazio da Lojola. Infine un altro quadro raffigurante S. Eurosia, alto palmi cinque.

   Nel nuovo impianto costruito dal Rusca la chiesa si presenta tripartita, a pianta basilicale: una navata centrale e due navate laterali; un presbiterio leggermente rialzato; un coro semicircolare nell'andamento dell'abside. C'è spazio da valorizzare. Sono evidenti in tutta la chiesa la simmetria e l'armonia delle proporzioni nella triplice serie ai lati, che si riconfermano nella spazialità della navata centrale la cui altezza e luminosità rende l'impressione di una serie di cupole.

   In questo insieme compatto i pilastri non devono sopportare da soli la spinta della volta che si scarica anche nelle pareti con una resistenza di capacità totale. L'articolazione delle membranature è rilevata in aggetto, con la scelta di colonne ai lati dell'archivolto del presbiterio. Nell'apparato scenografico della luminosa abside la splendida cornice con corona è solenne e maestosa. Né va elusa dall'ottica architettonica con assurde aggiunzioni sopra al tabernacolo, spazio del tronetto per l'ostensorio dell'Eucaristia.

   Nella navata di mezzo, nel muro vecchio, v'era una nicchia con baldacchino alto piedi dieci, in cui si conservava un Crocifisso ligneo. L’arciv. Paracciani nel 1774 ordinò di completare il nuovo edificio, in particolare il pavimento, il portone con bussola, la balaustra, la cantoria, gli armadi di sacrestia.

   In una memoria sui finanziatori, risulta che tutte le confraternite che vi officiavano erano obbligate a sostenere le spese. La Confraternita del SS. Sacramento stabilita nell’altare maggiore aveva già effettuate le spese,  ora  in aggiunta era richiesta dall’arcivescovo di altri 1.100 scuti (800+300).

   Nel nuovo edificio di S.M. di piazza, ampio e decoroso l'arcivescovo tenne le ordinazioni sacramentali dei chierici in occasione della sua Visita[90], nel 1764 e nel 1774.

   Con grande concorso di paesani e di forestieri si praticava la processione del venerdì santo, introdotta dalla confraternita del Suffragio, con la Madonna dei dolori. A questa confraternita, per la devozione, si aggregarono l'arcivescovo Paracciani e il Governatore di Fermo D'Aragona[91].

 

L'ARCIVESCOVO ANDREA MINUCCI

   L'arcivescovo successore Andrea Minucci il 4 aprile 1780 pubblicò l'editto per regolare l'ufficiatura[92].  Questa chiesa era mantenuta non con i beni del Comune, ma con i beni suoi propri, lasciati in dono ai fini del culto, come  ad esempio le cappellanie Sgamba per testamento del 1657. Il numero dei preti coristi fu stabilito a sette, i quali eleggevano tra di loro un prefetto a presiedere il coordinamento liturgico, l'arredo, la sacra suppellettile..

   Il Comune si manifestava offeso nei suoi privilegi di presunto diritto di giuspatronato, quando papa Pio VI confermò le decisioni di mons. Minucci[93]. Questi, sull'esempio del predecessore, volle un nuovo edificio anche per l'ospedale usando i sopravanzi dei luoghi pii[94].

   Nel contempo a Fermo lo stesso arcivescovo fece costruire un nuovo ospedale per i Proietti (orfani) e tutti i luoghi pii diocesani furono tassati, compresa S.M. di piazza, per un contributo[95].

    Da parte sua il Comune volle emanare il 14 settembre 1782, un capitolato per i sagrestani e per gli inservienti delle chiese che amministrava[96].

   La confraternita del s. Rosario aveva molti fedeli aggregati e qui teneva la festa annuale con gran devozione e privilegi spirituali di indulgenze per gli iscritti, nella prima domenica di ottobre, festa del santo Rosario[97].

   Due confraternite mariane erano formate da soci contadini: quella della Pietà e quella della Concezione che era proprietaria della chiesa di S. Maria di Bagliano[98]. La confraternita della Pietà radunava i contadini a pregare per il buon raccolto agricolo con la processione della seconda festa di Pentecoste[99].

   Venuto a Mogliano per la visita pastorale, l'arcivescovo mons. Minucci, il 28 ottobre 1783, risolse i ritardi per l'ospedale da fare nuovo, affidato alla confraternita di S. Nicola[100], con una costruzione separata rispetto al vecchio. Furono tassati di 60 scudi per ciascuna, la confraternita del Suffragio, quella di S. Nicola, quella del SS. Sacramento ed il pio lascito Sgamba. La confraternita della SS. Trinità, di bassa rendita, versò 20 scudi, mentre dall'eredità Chierichetti si prelevarono  120 scudi e altri 300 scuti furono presi dalla rendita dei beni di S.M. di piazza, con il beneplacito della Congregazione romana dei Vescovi e Regolari[101].

   L'ingerenza comunale veniva esclusa dalla gestione che il clero esercitava per le attività spirituali nella chiesa di S.M. di piazza che pur restava amministrata  nei beni da un incaricato del Comune: essa veniva mantenuta con i beni propri della chiesa stessa, non con quelli comunali.

   I deputati della fabbrica dell'ospedale, confermando uno stile arrogante e pretenzioso riespresso  recentemente in altra occasione, ricorrevano al Papa per le gravosità. Il 30 gennaio 1784 la Congregazione dei Vescovi e Regolari non solo confermava l'operato dell'arcivvescovo fermano, ma rinviava per ogni richiesta e per ogni caso alla giusdicenza dello stesso mons. Minucci[102].

    Ci fu una novità per la liturgia, il rescritto 6 marzo 1783 con cui Pio VI concedeva l'autorizzazione a celebrare una Santa Messa pomeridiana, cioè anche un'ora dopo mezzogiorno[103]. L'arcivescovo Minucci dava ordine al vicario foraneo di far concedere un aumento degli emolumenti  per i sacerdoti[104] 'coristi'. Il sindaco eletto dal comune assegnò l'aumento, ma il comune si dichiarò offeso nei suoi privilegi, pur contestati con diversi reclami[105] del 1785.

   Venne allora istituito dal clero un corso di istruzione con lezioni di canto e di suono. Vari maestri si susseguirono come Bartolomeo Gioiosi, Costantino Frattesi, Angelo Passeri, Giuseppe Vignola.

 Sino ad allora l'arcivescovo aveva mantenuto la particolare concessione, per cui il Comune nominava un economo della chiesa. Ora si doveva evitare che il comune pretendesse comandare sui benefici ecclesiastici.

   Ecco i pii legati per le sante Messe negli altari laterali. In quello Lauretano di fabbriceria comunale il legato Giacinto Sgamba, quello di Lorenzo Arriva, quello di Delia Boninfanti, quello di Tommaso Rasi.

Nell'altare del s. Rosario la cappellania Marcelli ed i legati di Giambattista Boninfanti e quello di Belluccia Nuschi. Nell'altare della confraternita della Pietà il beneficio della Visitazione.

   La confraternita della Concezone Immacolata aveva il legato Francesca Scorolli, due cappellanie Chierichetti, quattro cappellanie Sgamba. La Comunità, per suo voto,  festeggiava san Barnaba; santa Brigitta, la Madonna di Loreto. Qui fu traferito il beneficio San Michele.

   Ogni anno ,una domenica si raccoglevano le offerte di sante Messe per le anime del Purgatorio. Cecilia Ricciardi Forti otteneva autorizzazione nel 1789 a costruire la chiesa rurale della Madonna Addolorata.

   Per dare un quadro completo della visita del 1783 ecco i luoghi e persone frequentati dalll'arcivescovo: Parrocchia priorale di S. Maria da Piedi, chiesa de ss. Crocifisso (Pietà); ch. S. Maria detta Mossa; ch. S. Giuseppe; Parrocchia S. Gregorio presso i Frati Conventuali; ch. S. Maria di Piazza; ch. S. Maria del Suffragio; ch.  S. Crisogono presso le Monache; ch. S. Caterina[106]; ch. S. Maria del Buon Cuore; ch. S. Maria Nova e B. Pietro da Mogliano; ch. S. Nicola; altra ch. S. Giuseppe; ch. S. Anna rurale; Parrocchia S. Crisogono con chiesa rurale; chiese rurali di S. Pietro, di S. Lucia; dei ss.Giuseppe e Gaetano; di S. Croce all'Ete; di S. Maria, S. Antonio abate e S. Antonio da Padova; ch.S. Martino; ch. S. Maria di Baiano; ch. S. Michele; ch. S. Maria delle Grazie detta dei Prati; ch. S. Maria delle Cigliare; ch. S. Anna dei Vanni. Oratori presso i palazzi di Chierichetti; di Marchetti; di Forti. Monastero delle monache a S. Crisogono; convento dei Francescani Conventuali. Tre monti frumentari che l'arcivescovo volle riuniti in uno; un monte di pietà; un ospedale vecchio ed uno nuovo in costruzione. Trenta persone di ecclesiastici.

   Circa le rendite annuali: la confraternita del SS. Sacramento scuti 300 annui; quella della Concezione sc. 10; quella del Rosario sc. 24; quella della Pietà sc. 12 con monte frumentario. Altra confraternita specifica per il monte di pietà con capitale sc. 499 di cui era montista Giovan Battista Fabiani nel 1783[107].

 

CESSANO LE DELEGHE

   I rapporti già incrinati e scaduti nel moto contenzioso tra il Comune e l'autorità ecclesiastica, nel 1787 facevano progettare di concedere in enfiteusi i terreni della chiesa di S.M. in piazza.

   La nomina dell'economo comunale non appariva più affidabile. L'arcivescovo rimosse il sindaco Latini eletto dal Comune, sostituendolo con don Francesco Pacini, di sua nomina ed ebbe l'approvazione della Congregazione romana il 25 aprile 1789. Nel frattempo aveva pubblicati gli statuti per regolare la vita del nuovo ospedale, senza chiedere parere al comune.

   La vertenza era giunta al punto esplosivo, maturato lentamente  da quando il Comune aveva deliberato, nel 1784, di far valere i propri diritti tramite due suoi deputati. La Congregazione romana dei Vescovi Regolari acquisì i ricorsi e la documentazione.

   Il 26 giugno 1790 Pio VI decideva di dare in enfiteusi i terreni della chiesa di S.M. di piazza, a Saverio Mercanti di Fermo fino alla terza generazione, dietro corresponsione del canone annuo di 460 scudi, come è scritto nella lapida esistente nella sagrestia della stessa chiesa.

   La vertenza agitata dal Comune a Roma ebbe la sua sentenza il 17 maggio 1792, con la decisione che al comune di Mogliano non doveva esercitare alcun giuspatronato sulla chiesa di S.M. di piazza e che i regolamenti da eseguire nella chiesa e nell'ospedale dovevano restare di giurisdizione arcivescovile. Le reiterate obiezioni del comune moglianese furono rifiutate con la conferma del verdetto.

   Nel 1793 l'arcivescovo Minucci emanava le disposizioni operative e  il Comune moglianese doveva riconoscere la piena e totale giurisdizione arcivescovile sulla chiesa di S.M. di piazza[108]. La Congregazione romana confermava esplicitamente gli editti dell'arcivescovo[109]. A tutti faceva render noto che non esisteva il giuspatronato del Comune su S. Maria di Piazza, ma semplice amministrazione (fabbriceria) comunale[110].

  Non esistendo il preteso giuspatronato il pittore Giambattista Fabian per poter realizzare un dipinto in determinate dimensioni, chiede autorizzazione all'arcivescovo fermano (non al comune), e l'ottenne da mons. Minucci il 12 luglio 1785[111].

All’Arcivescovo Fermano appartiene la piena giurisdizione ordinaria sulla chiesa costruita nuova di Santa Maria di Piazza.

 

LA SENTENZA GIUDIZIARIA[112]

In data 7 dicembre 1792 nella causa Fermana del Comune di Mogliano  contro la Curia arcivescovile di Fermo.

  DUBBI e verdetto:

.1. Se la giurisdizione ordinaria sulla chiesa di Santa Maria in Piazza e annesso ospedale di Mogliano competa all’Arcivescovo Fermano.= SI affermativamente.

.2. Se risulta esserci il giuspatronato del Comune di Mogliano nella predetta chiesa e suoi annessi. = NO, negativamente.

.3. Se il diritto di eleggere e rimuovere i presbiteri ministri e gli inservienti nella chiesa ed ospedale predetti competa al Comune. = SI affermativamente.

.4. Nel caso affermativo, se competa al Vescovo il diritto di approvarli / = NO negativamente /  di respingerli in caso di persona non idonea o di mala amministrazione = SI affermativamente

.5. Se allo stesso Comune spetti il diritto di eleggere i presbiteri coristi. NO, negativamente.

.6. Se il diritto di fare ordini e statuti per la retta amministrazione della chiesa ed ospedale annesso, competa al Vescovo. SI, affermativamente.

.7. Quali capitoli e statuti da parte dell’Arcivescovo siano da fare e come R\ Siano riformati secondo l’istruzione data da Roma 29 luglio 1791.

     Firma il Cardinale Prefetto della Congregazione: F. CARAFA 

 Sigillo. Segretario Giulio Maria Patriarca Antiocheno.

   Non ostante l'acerrima contraddizione del Comune moglianese, Le costituzioni emanate da Mons. Minucci il 13 aprile 1793 ribadivano la giurisdzione ordinaria arcivescovile affermata nel 1780 su questa chiesa, con approvazione della Romana Congregazione del 17 maggio successivo.

. Il 18 marzo 1799 dopo che i priori comunali Giovan Battista Latini, Domenico Petrelli, Michele Latin e Valentino Prosperi, avevano contestato il verdetto, ricevettero da Roma la privazione del loro ufficio. Pentitisi, si impegnavano ad eseguire le decisioni vescovili e il 23 agosto la loro domanda di condono fu accettata[113].

 

FINE SECOLO

   Un tempo, nel medioevo, era stato concesso un privilegio amministrativo al Comune da parte prima dell'arcivescovo fermano, poidel romano pontefice, ora la stessa autorità toglieva il privilegio antico, e secondo il Concilio tridentino decideva per un nuovo ordinamento.

   Il piano o bilancio  delle spese presenti e future veniva pubblicato dall'arcivescovo fermano mons Minucci[114] nel 1795.

  Giunto, nel 1798, il governo francese a dominare su Roma e sullo Stato Romano, furono espropriati molti beni ecclesiastici, ma non fu mai data al demanio la chiesa di S. M. di piazza a Mogliano,  perché la Confraternita del Santissimo Sacramento fece presente la necessità di mantenere la parrocchia rurale di s. Crisogono e il fermano Patrizio Savini presidente del Dipartimento del Tronto sostenne questa richiesta[115].

   Le miserie causate nel 1799 dai francesi furono tali che persino un mugnaio che aveva in enfiteusi un molino dei beni di S. Maria in piazza si trovò pieno di debiti e restituì l'enfiteusi chiedendo condono per i debiti insolvibili[116].

   Sarebbe fuori di luogo e tempo, il voler ignorare la storia ed il diritto ecclesiastico vigente, per pretendere anacronistiche concessioni comunali medioevali tanto più che in vigore del contratto del 5 febbraio 1929, approvato dal re Vittorio Emanale III, la chiesa di S. M. di piazza è stata ceduta e consegnata ad esclusivo uso parrocchiale e il Comune, invece che amministrarla, deve soltanto pagare al parroco una somma annua aggiornabile con la svalutazione.

 

     I MECENATI FARNESE

   La metà del secolo XVI fece notare uno splendido risveglio artistico a Mogliano, ricco di fede, di vita cristiana e di generosità per nuove opere d'arte. Sono i Farnese, nipoti del pontefice Paolo III che detengono il potere nell'amministrazione moglianese anche per le commissioni artistiche, dal 1544 al 1552 con successivi riflessi. La più antica e attiva confraternita locale dedicata a S. Nicolò[117] con notizia dal 1514, si unì allora con la prima confraternita locale del Santissimo Sacramento[118].

    Non è facile datare affreschi o dipinti di artisti di cui non sono documentati i nomi. Per buona sorte, talora, si trova scritta qualche data. Il prof. Liberati Germano ha illustrato le arti figurative a Mogliano al tempo di L. Lotto[119]. Di proprietà ecclesiastica e di uso di culto sono gli affreschi prelevati nella chiesa della Madonna di Bagliano[120], con scritta la data 1547 per le immagini dei santi Felice Adaucto, Sebastiano, Vito, Lucia e Biagio[121]. Altri affreschi sono stati prelevati dalla chiesa della Madonna della Pace; altri ancora prelevati dalla chiesa della Madonna della Neve; e dalla chiesa della Madonna delle Cigliare. In tutte queste opere risplende l'immagine della Beata Vergine Maria con il Figlio.

    A metà secolo XVI , le Parrocchie attuavano il Concilio Tridentino, svolgendo un ruolo determinante nella formazione cristiana. Allora le chiese di Mogliano si arricchivano di bei dipinti, opera di artisti ammirati. Per S. Maria de Bagliano il Ferretti[122] pensa all'Alemanno.

   Nella chiesa urbana di S. Crisogono fu allora dipinta la Beata Vergine con alla destra s. Giacomo maggiore e s. Lucia; alla sinistra s. Crisogono e s. Caterina martire: dipinto che appare di stile giorgionesco[123].

   Anche la chiesa di S. Colomba, con il s. sepolcro di modello gerosolimilano, emergeva in tutta la sua importanza, e nel 1554, il pittore Durante Nobili da Calderola dipingeva la pala d'altare con immagini della B.V. Maria e del  Bambino contemplati da cinque santi: Giovanni Battista, Colomba, Giuseppe, Francesco e Benedetto.

   Affreschi antichi e rinascimentali anche nella chiesa di S. Croce all'Ete di Mogliano[124]. Questa chiesa non è stata sinora studiata in relazione alla chiesa di Santa Maria dell'Ospedale all'Ete[125]  per capire come diventò un edificio  monumentale nel 1579.

   Per la chiesa di S. Maria da piedi, il periodo farnesiano lasciò la data 1546 in una campana[126] e fa apprezzare un affresco dell'abside, non datato, raffigurante il Ss. Crocifisso con la B. Vergine Madre e i santi M. Maddalena, Lorenzo e Martino.

   La chiesa parrocchiale di S. Gregorio si arricchì di dipinti di Durante Nobili raffiguranti la Concezione Immacolata ed i santi Agostino, Girolamo, Anselmo e il profeta Isaia. In altro dipinto la B. V. Maria con il s. Bambino e i santi Giuseppe, Giovanni Battista e Martino a cavallo. Un altro dipinto raffigura la Deposizione dalla Croce, detta Pietà di Maria ss.ma[127]. Pregevole la quattrocentesca scultura della Pietà. L'architettura della chiesa di S. Maria di piazza[128] fu trasformata, dal 1542 circa con mattoni di cotto, su sagoma a stampo, facendo un nuovo edificio di palmi 80x36, adiacente a quello di S. Maria della Misericordia, anch'essa rinnovata nella facciata ornata con la lunetta dipinta[129].

 

 

   APPUNTI PER  UNA VISITA

   La chiesa di Santa Maria di Piazza fu costruita dal 1759 al 1769, ad opera dei lombardi Giambattista ed Antonio Rusca e fu consacrata dall'arcivescovo fermano card. Urbano Paracciani nel 1774.

   L'alto portone a quattro ante immette nella bussola che fa parte del loggiato ligneo interno. Ai lati della navata centrale, si notano tre arcate  in simmetria armoniosa  da una parte e dall'altra[130].

   Nella parete destra: la prima cappella è il battistero per il sacramento dell'acqua e dello Spirito che rende figli di Dio.

   L'altare della Pietà della Vergine con il Figlio vittima, è stato ornato in scagliola policroma del 1789, opera del milanese Stefano Interlenchi attivo per la cattedrale e per altre chiese fermane. Pregevole la pala di Alessandro Ricci fermano.

   L'altare della Madonna di Loreto, patrona della regione marchiana, durante il governo romano pontificio era affidato al Comune  i cui stemmi sono scolpiti ai lati.

    L'altare del 1843 è opera del montegiogese Sante Morelli (1802 - 1872) e fu indorato dal maceratese Luigi Menchini. Nella pala i santi Ignazio da Lojola, Domenico da Gusman, Gaetano da Tiene, Filippo Neri, opera di Francesco Mancini da Sant'Angelo in Vado (1679 - 1758).

   La cappella del Sacro Cuore è stata rinnovata dal cardinale moglianese Tacci e decorata nel 1923 dal montegiorgese Nicola Achilli.

   Nel presbiterio si nota la monumentale splendida cornice del dipinto della bottega di Lorenzo Lotto che raffigurò in alto l'Assunta, nell'esedra sottostante i santi Giovanni Battista, Pietro da Mogliano, Maria Maddalena, Giuseppe sposo della Vergine. Tutto l'apparato decoratico dell'abside è in armonia con la cornice aurea. La impostazione è solenne e monumentale secondo lo stile della chiesa stessa cui dona una elaborata e preziosa decorazione. L'aggiunta di una seconda cornice con scritte penitenziali è fuori luogo.

   Il Ferretti[131] giudica sproporzionata l'aggiunta fatta nel 1873 del prospetto a lato del tabernacolo custodia dell'Eucaristia: "esso restringe troppo il coro; ed è troppo massiccio".  Considerazione valida per una futura sistemazione, come è stato fatto in altre chiese.

   All'inizio del presbiterio è collocata una pregevole statua dell'Immacolata della visione giovannea.

   La successiva cappella nella navata laterale in onore di san Giuseppe, patrono dei lavoratori. Molto antica la statua di san Giovanni Bosco con giovanetti.

   L'altare del s. Rosario ha una splendida pala della seconda metà del sec. XVI, raffigurante la B. Vergine in trono con il s. Bambino contemplati dai santi Sebastiano, Stefano, Pietro martire ed altri. Attorno i quindici dipinti dei misteri cristiani. Il Ferretti[132] senza documentazione, la considera opera fiamminga; ma non se ne conosce l'autore, si pensa alla scuola del Duranti e del Lotto.

   L'altare del Beato Pietro da Mogliano  ha un prospetto decorato nel 1786 da Michele Rastoni . In cimasa il trigramma dei Frati Minori: I.H.S Gesù salvatore degli uomini.

   Nel tabernacolo (sec. XIX) la reliquia del Beato. La grande pala è opera del moglianese Giambattista Fabiani.

   La confraternita della SS. Trinità fece dipingere nel 1694 la pala d'altare ed il suo paliotto che dalla chiesa di S. Maria da piedi sono stati qui portati perché dal 1929 la chiesa di S. Maria in piazza è sede parrocchiale priorale.

   Anche la sacrestia conserva pregevoli opere d'arte. Qui ha da tornare l'ornato della chiesa di S. Croce all'Ete di Mogliano.

 

 

 

IL DIPINTO E LE BUFERE  PER LA CORNICE 

 

   Da Venezia venne il dipinto del Lotto collocato da Durante Nobili, che, secondo il Ferretti avrebbe tagliato gli angoli superiori[133].

   Il dipinto fu commissionato a Lorenzo Lotto nel 1547 da Jacomo Boninfanti, sindaco della stessa chiesa di S. Maria in piazza, negli anni in cui Mogliano  non era più un Comune  soggetto allo Statuto del Comitato Fermano, ma era amministrato come feudo dai nobili Farnese, nipoti del papa Paolo III. L'immagine dell'Assunta è riconosciuta opera del pennello di Lorenzo Lotto. I santi dell'esedra sono attribuiti alla bottega lottesca.

   Un ornato ligneo che, con sicumera, viene oggi detto "la cornice del secolo XVI", è stato prelevato dalla chiesa di santa Croce all'Ete, senza procurare una prova provata per la datazione. La Sovrintendenza  l'ha fatto modificare con un'iscrizione là dove prima c'era una verniciatura a marmo.

   In realtà l'ornato ligneo dell'altare della chiesa di S. Croce all'Ete, non  risulta dipinto da Lorenzo Lotto[134]. Le attuali scritte sopra uno strato di pece bituminosa, esprimono l'uso liturgico per il culto del Messia d'Israele, Crocefisso, Figlio di Dio che risorse e salvò l'umanità con la remissione dei peccati. Scritte e simboli penitenziali molto specifici per la redenzione cristiana tramite i Sacramenti e la Parola divina, ivi raffigurati.

   Le tavole erano proporzionate alla nicchia cui erano destinate nella chiesa all'Ete. Devono avere una prova provata per la datazione all'esame del carbonio. Si notano tavole del XX secolo dovute alle modifiche nei restauri. Altre tavole appaiono di diversi secoli, benché arbitrariamente, senza prova, vengono  assegnate tutte al secolo XVI. Il cartiglio con la data 1548 è stato fatto nuovo nel restauro là dove era a tutti visibile la pittura marmorizzata,  su uno strato impermeabile sovrastante il legno.

   Riguardo alla cornice eseguita nel Veneto nel Libro delle spese[135] il Lotto annotò" 6 febrar 1548 misser Bartolamio intaiador da san Cassan die haver rimaso d'acordo con mi a farmi un ornamento de una pala da Mogliano in la Marcha de largeza, nel vivo del sgabello da basso piedi otto e mezo et in alteza dal pié alla cima del frontespicio piedi quatordese e tre quarte, a tute sue spese de boni rilignamj stasonati, senza intagli altro che le meze colone tonde canellate, li soi capitelj e pater nostri nel volto, con li soi telari da metterla insema […]et obligato darla fornita a meza quaresima proxima che viene a che la se possj dar  a indorar ..."

   Il luogo San Cassan s'intende di Venezia.  In confronto al contratto predetto: riguardo alle sculture di Pater noster nel volto, nulla si vede; riguardo alle mezze colonne scanalate non c'è corrispondenza perché non sono mezze; riguardo alle misure (il piede nelle apposite tabelle misura circa cm 31 e mezzo) si dovrebbero avere cm 270 x 470 ca. che non corrispondono all'oggetto.

   Questo ornato ligneo di proprietà ecclesiastica deve restare nelle decisioni della legittima proprietà parrocchiale. Fu perpetrata l'ingiustizia del sequestro della chiesa parrocchiale stessa nel dicembre 2007, per togliere la decisione spettante alla proprietà ecclesiastica.

   Soprattutto va sempre condannata la violazione dei diritti umani da parte di chi chiuse forzatamente la porta della chiesa tanto da impedire la pratica del precetto festivo cristiano al sabato ed alla domenica, con offesa al parroco ed ai parrocchiani.

    Nel far rimuovere la tela del Lotto dall'abside la Soprintendenza ha fatto causare un danno al dipinto perché sono stati spezzati i listelli interni della cornice con un'effrazione che ha distrutto la pittura del tallone dipinto nello spigolo inferiore sinistro. Il piede era integro nelle foto edite in precedenza.

 

 

 

 

 

FONTI E BIBLIOGRAFIA

Archivio Storico Arcivescovile di Fermo (ASAF) gli Inventari di Mogliano (27) A nn.10, 11 e 12; e le Visite Pastorali degli arcivescovi A. Borgia (II.Y.7); U. Paracciani (II.A.9) e A. Minucci (II.A.14). Archivio Comunale Atti del Consiglio XX, 1720, cc.270ss.

F. A. FERRETTI, Il Santuario di N. S. della Pietà. Le chiese. La Rocca e i Conventi Francescani di Mogliano Marche (Macerata, 1953) con correzioni nel ms 340.

PETRELLI Giulio, Cenni storici per la terra di Mogliano (Recanati 1860).

LUCCO Mauro, Della pala di Mogliano e di qualche altra opera degli anni estremi di Lotto in " Lotto e lotteschi a Mogliano. Convegno di studio 1 dicembre 2001" (Fermo 2003) pp. 57-77.

LIBERATI G. Architettura ed arti figurative a Mogliano nel sec. XVI, ivi, 29-31.

LOTTO Lorenzo, Libro di spese diverse a cura di Grimaldi e Sordi (Loreto 2003) p.29

GUARINO Cecilia, Chiese e arredi sacri in " Società e cultura nel Settecento a Mogliano. Atti del convegno 1 luglio 2006" Mogliano 2007, pp. 89-95 dimentica la giusdicenza dell'arcivescovo e la sua proprietà.

MANOSCRITTI delle biblioteca di MOGLIANO pos, IX.2 Titoli ortografici:

A.51. Ms Miscellanea 1

A.55.Ms 15 CARNILIS P. Annales terre Moliani… 1666

A.56.Ms 35 S. Maria di Piazza cc. 130 - 137 cfr.  dattilo ms  448

A.33.Ms 42 Tabella ossia piano per la chiesa di S. Maria di Piazza di Mogliano ed Ospedale annesso a regolamento delle spese necessarie e dimissioni di debiti gravanti la chiesa e l'ospedale suddetto relativamente alle rendite presenti e future, ordinate dal S. E. R. mons. Minucci arcivescovo e principe di Fermo. 1795.(cc.9)

A.43.Ms 49 Diverse notizie riguardanti la ven. chiesa di S. Maria di Piazza le quali si conservano nella cassa priorale della Comunità di Mogliano (sec. XVIII. cc.11).

A.41.Ms 62 Registro delle funzioni che si fanno nelle chiese di Mogliano (sec. XVIII. cc.37).

A.38.Ms 64 Repertorio di vari ordini dei superiori e risoluzioni pubbliche sopra i vari interessi della Comunità di Mogliano e della sua chiesa di S. Maria di Piazza (sec. XVIII cc. 11).

A.53.Ms 85 (Miscellanea 3.IV) Ragguaglio delle Campane : c. 53v S. M. di Piazza

C.13.Ms 120 (Miscellanea II) Notizie e documenti a c. 38 Lettera dell'arcivescovo Alessandro Strozzi in cui si dichiara la maggior disponibilità della chiesa di S. M. di Piazza rispetto a quella di S. Francesco per le riunioni del consiglio comunale 6.XII.1606 e 1.XII.1606 (copia sec. XVII).

Notizie sul periodo dei Farnese 1544 - 1552: pos. C.14,15.16 Mss 121; 122; 123

C.17.Ms 124 Memorie di S. Maria da Piedi e di altre chiese di Mogliano cc. 17 - 199 per S. Maria di Piazza e Ospedale

C.18.Ms 125 Chiesa di S. Maria di Piazza e Ospedale (sec. XVIII cc. 211.  Segue: S. Michele)

C.19.Ms 126 Prospetto generale di tutte le Operre Pie di Mogliano (cc. 322: Per s. Michele cc. 17 - 23).

C.20.Ms 127 Confraternite . Per SS. Crocifisso all'Ete cc. 31 - 76

D.1.Ms128Collettanea dei documenti del SS. Crocifisso dell'Ascensione (cc.316).

D.2.Ms 129 Confraternita S. Nicolò e S. Maria del Suffragio.

D.3.Ms 130 Giurisdizione politca, civile ed ecclesiastica di Mogliano (cc. 166) del Cornazzani.

D.7.Ms 134 Il Beato Pietro da Mogliano.

D.9 Ms 136 Annali.Statistiche. Iscrizioni. Biografie. Epistolari.

D.12.Ms 139 e sua copia dattiloscr.ms 455 Chiese. Icone. Pitture. Benefici. Legati. Cappellanie (cc. 158)

D.13.Ms 221 Chiese. Confraternite. Monasteri e Cappellanie (cc. 280)

D.15.Ms 223 (Miscellanea ") Notizie e documenti c. 46 - 60  S. Maria di Piazza

E.2.Ms 231 (Miscellane Zitelli 7) Notizie e documenti Chiese e Confraternite (cc. 236 per la confr. S. Giuseppe cc.71ss)

B.14.Ms 244 Notizie della chiesa di S. Maria di Piazza di Mogliano (secc. XVIII-XIX cc. 5).

B.64.Ms 449 Lo stato moderno di Mogliano 1769 di Giuseppe CARNILI in copia ms del Ferretti.

 

Ricollocazione della tela del Lotto  e riconsegna dell'ornato ligneo

   Considerato il diritto di proprietà ecclesiastica sull'oggetto, ornamento della Chiesa di Santa Croce all'Ete di Mogliano, considerato che la cornice maestosa del presbiterio è pertinente, ai fini del rispetto della liturgia parrocchiale e della proprietà, si chiede la riconsegna dell'ornato ligneo della chiesa all'Ete da porre nella sacrestia di S. Maria di piazza e si esige in modo fermo il rispetto dell'uso del tabernacolo dell'Eucaristia, collocando il dipinto lottesco nella sua cornice dell'abside. L'aggiunta fatta nel 1783 a lato del tabernacolo dell'Eucaristia, per esser ingombrante, restringe il coro, come fatto altrove, va eliminata. Vale a parte il museo.



[1] In Wikipedia enciclopedia  Internet si legge dei Ruschi o Rusca di origini comasche dal motto Nihil difficile volenti,nulla di difficile al volenteroso.

[2] Archivio Storico Arcivescovile di Fermo = ASAF 27.A.10 c. 1

[3] FERRETTI, F. A.  Il Santuario di N. Signore della Pietà. Le chiese. La Rocca e i Conventi Francescani di Mogliano Marche ( Macerata 1952)  p. 125

[4] Biblioteca del Comune di Mogliano Manoscritti (=mss) dall'inventario del ROCCO, qui elencati alla fine con la bibliografia. Mss  139 e 455 Dopo il numero del ms. con il punto si indicano le pagine.  Senza ripetere la Biblioteca.

[5]  F. CORNAZZANI Breve storia del Ss. Crocifisso di Mogliano    (Macerata 1909) p. 41.  Anche presso le due porte del centro urbano moglianese erano dipinte le immagini della Madonna.

[6] CROCETTI Giuseppe, Schede della chiesa di S. Maria di Piazza  e Schede del Museo parrocchiale S. Maria di Mogliano per la Soprintendenza di Urbino.

[7] FERRETTI 68

[8] Ivi 148.66.68

[9] Ivi 148 interpretato Antonio Carlo Rusca, ma altrove A Rusca cfr. GUARINO Cecilia, Chiese e arredi sacri in "Società e cultura nel Settecento a Mogliano"  (ed. 2007) p. 99 nota 74.

[10] G. PETRELLI, Cenni storici per la terra di Mogliano (Recanati 1860) p. 220 "Syndacus eligendus a Comunitate, per vota secreta, sit in primis bonae conscientiae qui redditus et fructus annualis recipiat, notet, et expendat, completoque officio de omnibus reddat rationem".

[11]  Cfr. PETRELLI 222 ss.

[12]  La confraternita del Ss. Sacramento a S. Maria di Piazza (diversa dall'omonima a S. Nicolò) PETRELLI 238 fondata nel 1560. Tutti i ceti di persone vi si potevano associare. I confratelli accompagnavano il ss. Viatico agli infermi. Nel 1769 contava 250 componenti cfr. Ms 449.115.119.

[13] Ms 124.51 e ms 139.134. Le confraternite non lasciavano amministrare al Comune i loro beni. Ad esempio la confraternita del santo Rosario, con l'approvazione dell'arcivescovo fermano accettava i legati per sante Messe, in Archivio Storico Arcivescovile (poi ASAF) Approbationes IVs L 7 c. 167 lascito del 1745. Anche i luoghi pii erano di giusdicenza vescovile non comunale, ad esempio per quello di Gentilucci, ivi L 8 c. 295.

[14] Ms 126 Opere Pie di Mogliano e ms 136.

[15] Ms  124.113-157

[16] Ms 125. 77

[17] Ms 223.27

[18]  Archivio Comunale di Mogliano, Atti Consiliari, XX anno 1720 cc. 270v-272

[19] Ms 127.73.

[20] Ms 127.110;  ms 221, e ms 224

[21] Ms 128.88

[22] FERRETTI 143s e ms 124.60

[23]  ASAF Approbationes cit. L 7 c. 284: emolumenti della cappellania Chierichetti.

[24] Ms 126

[25] Ms 127.236 e ms 231.85

[26] Ms 127.268s

[27] ASAF Approbationes cit L 7 c. 155 per l'anno 1744.

[28] Ms 125.75

[29] L'arcivescovo Borgia nel 1754 avviò la beatificazione: ASAF Approbationese cit L 8 c. 24.

[30] Ms 221.89; ms 125.88 e ms 244

[31] Ms 449.150

[32] SETTEMBRI Smone, Famiglie e dimore gentilizie tra storia e arte, in "Società e cultura" cit. pp.53-79. I notabili ammodernando i palazzi li affrescarono. Furono autorizzati dall'arcivescovo fermano i nuovi oratori nelle famiglie di Chierichetti (nel 1759: ASAF Approbationes cit L8 c. 132 e nel 1772 ivi L9 c. 1), di Marchetti nel 1764 Ivi L 8 c. 226, di Latini Ivi L 6 c. 321v nel 1750.

[33] FERRETTI 112

[34] Ivi 97. ASAF Approbationes cit. L 7 anno 1742 c.33v

[35] Ms 126.183. Per far rinnovare le strade Ms 122.98

[36] FERRETTI 54 ASAF Approbationes cit. L. 7 anno 1742 c. 40

[37] Ivi 81

[38] Ivi 54; CORNAZZANI 51

[39]  FERRETTI  20.36

[40] Ms 221.12

[41]  Ms 449.135 Carnili

[42] Ms 9; PETRELLI 249 e FERRETTI 54

[43] Ivi 74

[44] Ivi 97

[45] Ms 449.125

[46] FERRETTI 12

[47] Ivi 110s.115

[48] Ivi 81. Vari interventi autorizzati dall'arcivescovo Fermano in ASAF Approbationes cit L 6, anno 1746 c. 201v, anche nel 1757 Ivi c. 79 e nel 1759 c. 123v.

[49] FERRETTI 54

[50] Ivi 21

[51] Ms128.242. In GUARINO Loc. cit. L'altare del beato disegnato dal moglanese Luigi Giannetti fu intagliato dallo Carlo Gualtieri di Jesi (non Servigliano).

[52] Ms 127.171. Per l'antica processione del Venerdì santo ASAF Approbationes cit. L 6  anno 1751 c. 339v  eredità della Confraternita del Suffragio.

[53] Ivi 232

[54] FERRETTI 100

[55] Ms 449.150 Carnili

[56] ASAF Mogliano Si in evidentem utilitatem a. 1743

[57] ASAF Approbationes cit L 6 c.332 Don Ambrogio Corradini dottore di Dritto e di Teologia era stato docente a Roma ed introdotto nella Curia, tanto da poter poi influire a favore dei parroci contro l'invadenza del Comune. I ritratti dei due preti sono nel museo priorale parrocchiale.

[58] Nonostante Ferretti, p. 66 e 148

[59] ASAF Inventari 27.A.10 c.1

[60] Ms 64.  Ms 27 e ms 49

[61] Ms 130.123 e ms 136.133

[62]  ASAF Approbationes cit L 8 c. 75

[63] Controlli anche sui Monti frumentari. ASAF Ivi anno 1759 c. 118v.

[64]  Ms 122 favori e scontri (cc.31;53;123;173). RATTA R.P.D. Firmana concessionum pro ill.ma Civitate Firmi. Summarium. Romae 1768 n. 35 p. LIX ss.

[65] ASAF 27.A.10 cit.

[66] PETRELLI 244

[67] FERRETTI 65

[68] Ms 124.43 e ms 125.204

[69] Ms 134.39 e 212

[70] Ms 125.94 Per l'altare privilegiato Ms 122.114

[71] Ivi 89.208 e 210 ASAF Approbationes cit. il 17 settembre 1761 c. 183v e

[72] Ivi 108

[73] Ms 124,37; ms 125,211 e ms 62

[74] Ms127

[75]  ASAF Inventario di S. Maria di Piazza a Mogliano. 1765 cit. c. 1

[76] Nella nota  in cui non c'è scritto "per S. Maria di Piazza" Ms 125 c. 211 si conteggiano, comprese porte e finestre, scuti 1401. In Ms 124 c. 37 del 1765 scuti 1047.  spese pensabili per infissi e porte.

[77] GUARINO Op. cit. 94  L'Angeletti realizzò una maestosa cornice prima della sua morte nel 1752 per cui essa oltre che traslata,  fu forse migliorata. La semplice fabbriceria era comunale, la committenza era arcivescovile.

[78] Il FERRRETTI nel ms 340.69 nota che gli angoli sono tagliati.

[79] Ms 125 c. 90 Per la consacrazione della fabbrica si ha una nota del 17.9.1766

[80] Ms 125.98

[81] Ms 449.147

[82] Ivi137. L'organo del 1769 era opera del Testa.

[83] Ms 124.66

[84] Tutta l'amministrazione dei luoghi pii fu migliorata.

[85] Ms 124.54; ms 125.90

[86] 7 maggio (non giugno) si legge nella visita Pastorale ASAF A 9 alla data.

[87] PETRELLI 248-248. ASAF 27.A.11

[88]  ASAF Approbationes 5° (1792-1799) c. 209v  Nomina vescovile alla pappellania Gentilucci.

[89] Una pergamena dell'archivio comunale conserva la concessione spirituale da parte di papa Clemente XIV in data 13 agosto 1771. In precedenza, con altra pergamena, Clemente XI concesse l'indulgenza per la festa di S. Francesco da Paola.

[90] Ivi 66

[91] Ivi 111s

[92] Ms 125,101

[93] Ms 124.113-160

[94] Ms 125.103

[95] Ivi 105

[96] Ms 124.57

[97] Ms 449.105

[98] Ivi.112

[99] Ivi 113

[100] Ms 129

[101] ASAF: II.A.12 Totale calcolabile 1280 sc.

[102] ASAF Approbationes 4° (1780-1792) cc. 199-200. Dai beni di S. Maria di piazza l'arcivescovo fece tagliare piante per contributo all'ospedale  Ivi c. 203

[103] Ms 125.10

[104] Ivi 112-121

[105] Ivi 123

[106] Ch=chiesa, In corsivo le chiese no più esistenti.

[107] ASAF II.A.14 ottobre 1783 cc. n.n.

[108] Ms 124.113-157 e ms 9.65-75

[109] PETRELLI 220

[110] Ms 125.123

[111] GUARINO 95. Questo fatto è da rilevare per la giusdicenza dell'arcivescovo, mentre l'autrice preferisce dire comunale questa chiesa, senza prove.

[112] Documento  a stampa qui tradotto dal latino.

 

[113] ASAF Approbationes 5°  ( 1792-1799) cc. 25s e40s

[114] Ms 42

[115] FERRETTI 149 pubblica l'atto

[116] ASAF Approbatione6° (1799-1813) cc. 117s 1 ottobre 1801 fratelli Teofili.

[117] Ms  129.8.145 e ms 42

[118] Ms 127.84

[119] LIBERATI  Architettura ed arti figurative a Mogliano nel sec. XVI  pp.29-31

[120] Ms 452 La confraternita della Concezione aveva la proprietà della chiesa della Madonna di Bagliano, proprietà ecclesiale, non comunale.

[121] LIBERATI 30

[122] FERRETTI pp. 79.117

[123] Ivi 80

[124] Ms 127.28.89  ASAF II.Z.4 Visita dell'anno 1698 c. 203s Altari

[125] Ms 10.60 e ms 15.135

[126] FERRETTI 52

[127] Ivi 100s

[128] Ivi 64s

[129] Ivi 63.69

[130] Più che di navate laterali aperte si tratta di arcate di cappelle.

[131] FERRETTI 67

[132] Ivi 53 e 72

[133] ms 340, p. 69 correzioni del Ferretti

[134] LUCCO, Della pala di Mogliano  71

[135]  LOTTO, Libro di spese  29