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OTTOBRE 2007
XXIX TEMPO ORDINARIO
(Lc.18,1-8)
S.
Gaspare del Bufalo
“Fammi
giustizia del mio avversario ".
Un giudice di una piccola città rende giustizia a modo
suo. Non rende giustizia ai poveri. Si comporta in modo contrario alla legge di
Dio. Non ama né Dio né i fratelli. E’ iniquo ed empio.
Una vedova gli chiede che le sia fatta giustizia, ma
egli non l’ascolta. La vedova ha una
costanza straordinaria, anche se appartiene alla categoria di persone deboli e
misere. Il giudice rifiuta sempre di darle ragione. Per il giudice è una
cosa molto grave e si rende complice di coloro che
approfittano della condizione della vedova. Favorisce quelli che
compiono ingiustizie. La vedova, però,
con la sua costanza, lo annoia.
Il
giudice, alla fine, prende una decisione di convenienza. E’ un egoista. Rende
giustizia alla vedova perché non venga più tra i suoi piedi. Ha anche paura che sia compromesso il suo onore nella piccola città per la
mancata giustizia.
In questa
parabola è messa in evidenza, non il giudice, ma la sua azione. Chi oserebbe pensare che Dio non renda giustizia ai
Suoi che gridano giorno e notte per avere giustizia?
Dio non
mancherà mai di aiutare i Suoi eletti, provati dalle difficoltà nel mondo.
Il
Signore non tira le cose in lungo.
Nel
mondo, per i cristiani, la fedeltà alla Parola di Dio può essere minacciata
gravemente. Per questo è necessario
pregare sempre, con la rettitudine nel cuore.
Agire con amore per il bene del fratello è pregare! Dio agisce sempre con amore disinteressato, così
deve agire l’eletto di Dio che è il cristiano.
Il
giudice iniquo agisce per motivi egoistici, per amore della sua posizione
sociale. Il cristiano non deve mai agire con la forza dell’egoismo nel cuore.
I
cristiani di tutti i tempi riflettano sulla costanza della vedova povera e
indifesa, ma di un coraggio grande; preghino ed operino con serenità per
diffondere la bontà nel mondo, non confidino nelle strutture del potere, ma
solo in Dio. Egli protegge gli umili, quelli che non hanno nessun sostegno
economico, politico e sociale. Egli sa suscitare persone buone che aiutano i
deboli in modo gioioso e disinteressato.
I cristiani non perdano mai la fiducia in
Dio, anche quando sembra che ritardi il suo intervento a favore dei poveri.
La
storia della salvezza è sempre nelle Sue mani.
Se fosse possibile sondare un cuore umano, che cosa vi scopriremmo? La sorpresa sarebbe di scoprirvi la silenziosa
attesa di una presenza. Ed ecco che nel Vangelo percepiamo una risposta a questa attesa. San Giovanni lo esprime con queste
sorprendenti parole: «In mezzo a voi sta Uno che voi non conoscete».
Chi è Colui che sta in mezzo a noi?
È il Cristo, il Risorto. Forse noi lo conosciamo poco, ma lui è vicino ad ogni
essere umano. Chi è quel Gesù di cui parla il
Vangelo, quel Cristo amore di ogni amore? Sin prima
dell'inizio dell'universo, da ogni eternità, Cristo era in Dio. Dalla nascita
dell'umanità, è
Ancor di più è unito ad ogni essere umano senza eccezioni. Se non fosse risorto, non sarebbe presente accanto a noi. rimarrebbe come uno dei personaggi che hanno segnato la
storia dell'umanità. Ma non sarebbe possibile
dialogare con lui nella preghiera. Non oseremmo invocarlo: Gesù
Cristo, in ogni momento mi appoggio su di te; anche quando non arrivo a pregare
ti dico: tu, tu sei la mia preghiera. La sua
misteriosa presenza è sempre viva. E' come se potessimo sentirlo dire: «Non sai
che io sono accanto a te e che, mediante lo Spirito Santo, io vivo in te? Io
non ti abbandonerò mai».
«Dio può solo dare il suo amore», scriveva nel VII secolo un
teologo, Sant'Isacco di Ninive.
E il suo amore ci rende la fede accessibile. Ma che cos'è la fede? La fede è un'umile realtà,
un'umilissima fiducia in Dio. Se la fede diventasse
pretesa spirituale, non porterebbe da nessuna parte. Allora capiamo
l'intuizione di Sant'Agostino: «Se
hai il semplice desiderio di conoscere Dio, hai già la fede».
NON DIMENTICARE:
Domenica 28 Ottobre: cambia l’ora. S.Messa
vespertina feriale alle ore 18,30 e festiva alle ore
17,30