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AGOSTO 2007
XIX TEMPO ORDINARIO
(Lc.12,32-48)
S.
Rufino
"Dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore".
Quale atteggiamento deve avere il cristiano di fronte
ai beni di questo mondo?
Il cristiano è consapevole che il cuore
dell’uomo è fatto per Iddio: l’Eterno. I beni sono caduchi e non appagano il
cuore. Le ricchezze Dio le ha create per servire l’uomo.
Signore, l’uomo”l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore l’hai coronato;
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani;
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti;
tutte le bestie della campagna;
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare”
(Sal.8).
Ogni uomo, ma in modo particolare il cristiano, deve
adoperare le ricchezze, dono di Dio, per il bene proprio e dei fratelli. Il cuore del cristiano è per il Regno di
Dio: bene essenziale per la vita. Il Padre, con sovrana iniziativa della
Sua Grazia, lo dona a tutti. Questa promessa è certa: Gesù
nostra salvezza è già presente nella storia.
Il Regno di Dio, però, non si impone con la forza e con il dominio, ma con l’amore:
“Amatevi”.
“Siate pronti con le cinture ai fianchi e le
lucerne accese”.
Il dono della salvezza deve essere
continuamente accolto. Il cristiano
vegli in tenuta di lavoro, con la tunica rialzata e fermata dalla cintura e le
lucerne accese: sia sempre pronto
ad accogliere il Signore. Egli può tornare in un momento non atteso.
Chi è pronto è Beato e ha una sorpresa: riceve pienezza di vita. Diventa anche padrone di tutti i beni del suo
Signore.
Gesù, però, mette in guardia i Suoi discepoli: le
ricchezze possono assorbire molte energie e possono
determinare decisioni non conformi al Regno di Dio; spostano a poco, a poco, il
centro ideale, da Dio, all’interesse particolare personale. Questo pericolo,
nella Chiesa, si può determinare. La Chiesa, con amore, deve servire con i beni
di questo mondo i fratelli.
Chi accoglie il dono del Regno deve essere fedele all’impegno: amare i fratelli con
lo stesso amore di Gesù. Dell’Amore di Gesù tutti hanno bisogno.
è la nostra
gioia
PREGATE
SEMPE….
La
preghiera è uno strumento santificante. Dio stesso l'ha posta come condizione
essenziale per ottenere grazie, non perché Egli sia insensibile al male
presente nel mondo, bensì perché perseverando nella preghiera l'uomo tende ad
unirsi a Lui che è il Sommo Bene.
La
preghiera, quella insegnataci da Gesù, è un
sacrificio spirituale che ha cancellato quello del vecchio testamento. Leggiamo in Isaia 1, 11 e
seguenti : "Che m`importa
dei vostri sacrifici senza numero?"dice il Signore."Sono sazio degli
olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli
e di capri io non lo gradisco”. Quello che richiede il Signore è scritto nel
vangelo di Giovanni 4, 23 e seguenti : "Ma è
giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in
spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e
quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e
verità".
Gesù Cristo non volle che la preghiera fosse strumento
di male. Per questo essa sostiene i deboli, cura i
malati, apre le porte del carcere, libera gli indemoniati, scioglie le catene
degli innocenti, lava i peccati, respinge le tentazioni, allontana le
persecuzioni, conforta i paurosi, guida i pellegrini, incoraggia i generosi,
calma le tempeste, sostenta i poveri, ammorbidisce i cuori induriti, rialza i
caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti. Ma c'è un fatto che dimostra
più di ogni altro il dovere e il valore dell'orazione,
che il Signore stesso ha pregato.
Nel
vangelo di Luca 5, 5 e seguenti Gesù ci ammaestra
nella perseveranza nella preghiera. «Poi aggiunse(Gesù):
"Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico,
prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla
da mettergli davanti; e se quegli dall`interno
gli risponde: Non m`importunare, la porta è già
chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi
dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a
dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza"».