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Alcune riflessioni sul Vangelo della Domenica

15 APRILE 2007

II DOMENICA DI PASQUA (Gv.20,19-31)

S.Paterno

 

"Pace a voi” Detto questo mostrò loro le mani e il costato”.

     E’ il primo giorno della settimana. Il giorno della Risurrezione di Gesù e della Sua apparizione ai discepoli. Il Signore è vivo e sta in mezzo ai Suoi.

I discepoli sono chiusi nel cenacolo per paura. La paura è forte! Essi temono la violenza dei giudei. E’ una paura che viene dall’esterno: temono di essere ricattati. Il ricatto non è degno dell’uomo.

“La paura entra nel profondo se si è ricattati, se qualcosa ci importa più di Gesù. E questo qualcosa può essere la vita, anche se, più spesso, si ha paura per molto di meno”. “Ma ora che il Signore è risorto, non c’è più ragione di avere alcuna paura. Perfino la morte è vinta: di cosa avere paura allora?

I discepoli sono nel cenacolo, non attendono il Signore. Egli entra e dopo il saluto di pace, si fa riconoscere con i segni della croce.

“Il Risorto sceglie la croce per farsi riconoscere. Le tracce del Suo martirio lo accompagnano nella nuova Sua condizione. La Risurrezione non fa dimenticare la croce: la trasfigura. Le tracce della crocifissione sono ancora visibili, perché sono proprio loro ad indicare l’identità del Risorto (il vivente è proprio Colui che è stato crocifisso), la Sua vittoria sulla morte, la permanenza del Suo Amore (il fianco trafitto da cui sono scaturiti l’acqua e il sangue)”.

“Dal fianco trafitto l’Evangelista ha già parlato nel racconto della crocifissione, non però delle mani trafitte, che compaiono qui per la prima volta”.

“Le mani di Gesù sono importanti. Sono le mani a cui il Padre ha affidato ogni cosa e sono le mani che hanno lavato i piedi dei discepoli. Mani che tutto hanno ricevuto e che tutto hanno ridonato. Mani che tengono strette le pecore che il Padre gli ha affidato al sicuro, come si tiene stretta una cosa preziosa o molto amata, che non si vuole in nessun modo perdere: Io do loro la vita e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano” (Gv.10,28). (da B.Maggioni).

“Non essere più incredulo, ma credente”.

Dopo otto giorni Gesù si presenta anche a Tommaso mostrandogli i segni del riconoscimento: le mani e il costato. Tommaso riconosce il Risorto e fa il più alto atto di fede: “Il mio Signore e il mio Dio”. “Sei il mio unico Signore e il mio unico Dio”. “Tommaso non esprime soltanto la propria fede personale né soltanto è il portavoce del gruppo dei discepoli, ma diventa anche il portavoce della fede della Chiesa di ogni tempo”. (da B.Maggioni).

 

 

 

SECONDA DOMENICA DI PASQUA

FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA

 

LA MIA DIVINA MISERICORDIA

PRIMA DELLA MIA DIVINA GIUSTIZIA

 

 

"Segretaria della Mia Misericordia, scrivi, parla alle anime di questa Mia grande Misericordia, poiché è vicino il giorno terribile, il giorno della Mia Giustizia".

 

L’immagine di Gesù Misericordioso:

L’immagine occupa una posizione - chiave in tutta la devozione alla Divina Misericordia, essa riproduce la figura di Cristo risorto e benedicente, secondo quanto descritto da Suor Faustina dopo la visione da lei avuta il 22 febbraio 1931, in cui il Signore le chiedeva: “Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: “Gesù confido in Te!”. Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella e poi nel mondo intero.”.

Gli elementi più caratteristici dell’immagine sono i due raggi. Gesù ne spiega così il significato:

“Il raggio pallido rappresenta l’Acqua, che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue, che è la vita delle anime… Beato colui che vivrà alla loro ombra.”

L’immagine viene chiamata “il recipiente”: “Porgo agli uomini il recipiente, col quale debbono venire ad attingere le grazie alla sorgente della mia Misericordia”.

Il Signore promette molte grazie a chi la venererà con fiducia: “Attraverso questa immagine concederò molte grazie alle anime, perciò ogni anima deve poter accedere ad essa”; “l’anima che venererà questa immagine, non perirà”.

 


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