26 SETTEMBRE 2004
XXVI DOMENICA ORDINARIA (Lc 16,19-31)
SS. Cosma e Damiano
"C’era un
uomo ricco che banchettava… un mendicante di nome Lazzaro giaceva alla sua
porta".
Un ricco "che
tutti i giorni banchettava lautamente, non ha nome. Egli rappresenta tutti coloro che conducono una vita lussuosa con il denaro e
vivono in un mondo dove i poveri sono invisibili.
Il ricco vestiva
di porpora e bisso. Lo splendore esteriore delle sue vesti serve a
nascondere la nudità interiore: non ha nulla dentro. Egli cerca ad apparire
tutto fuori. Lo sfarzo nasconde la miseria della vita.
Il contesto della parabola è quello di una polemica tra Gesù e i farisei che erano attaccati al denaro e
ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui (Lc.16,14).
Lo scherno dei farisei è motivato dal fatto che Gesù
aveva appena detto ai Suoi discepoli: "Non potete servire Dio e mammona"
(Lc.16,13). Per Gesù
occorre scegliere: o si pone la propria fiducia in Dio o nella ricchezza. I
farisei lo deridono perché da sempre religione e denaro sono
andati d’accordo e l’uno ha bisogno dell’altro".
Il ricco,
"tutto preso dai suoi piaceri, non si era mai accorto che alla porta della
sua casa giaceva un povero bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla
tavola".
La morte cambia
però la condizione del povero e del ricco.
"Padre
Abramo, manda Lazzaro a bagnarmi la lingua
perché questa fiamma mi tortura ".
"Lazzaro e il
ricco si trovano nel soggiorno dei morti. La loro
condizione è cambiata. Il ricco soffre i tormenti, Lazzaro
siede al posto d’onore, alla tavola della festa con Abramo. Solo ora
il ricco si accorge della presenza di Lazzaro per usarlo a proprio vantaggio. Anche nell’aldilà continua ad essere egoisticamente preso
dai propri interessi. Chiede ad Abramo di mandare Lazzaro a casa di suo padre
affinché metta in guardia i suoi cinque fratelli. Non chiede di mandare Lazzaro
a tutto il popolo, ma solo alla sua famiglia.
La parabola si
chiude con lo scetticismo di Abramo che tronca il
dialogo dicendo al ricco: "se non ascoltano Mosè
e i profeti, non saranno persuasi neanche se uno risuscitasse dai morti".
"Quanti
sono incapaci di condividere il loro pane con l’affamato non riusciranno mai a
credere nel Risorto, riconoscibile solo nello spezzare il pane".
(da A. Maggi)