18 APRILE 2004
II DOMENICA DI PASQUA (Gv 20,19-31)
"Se non
vedo nelle sue mani il segno dei chiedi e non metto il
mio dito dentro il posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato,
non crederò".
"La
fede di Tommaso è fortemente scossa dal dubbio: non si lascia convincere dagli
apostoli che dicono: "Abbiamo visto il Signore".
Tommaso
rappresenta lo scetticismo naturale dell’uomo di fronte all’annuncio inaudito della vittoria sulla morte.
L’annuncio della
Risurrezione di Gesù da parte degli
apostoli cade nel vuoto. All’annuncio gioioso dei discepoli, Tommaso
contrappone la sua puntigliosa e drastica condizione:
vuole personalmente vedere e toccare.
· · La sua fede
è fortemente scossa dal dubbio.
Le sue parole sono
decise. Tre volte ridice le sue pretese: "Se non vedo, se non metto il
mio dito, se non pongo la mia mano". Non solo
vuole vedere l’identità di Gesù, ma vuole anche
verificare la realtà del Suo corpo.
Il primo giorno
della settimana Gesù viene a porte chiuse, si ferma
nel mezzo, ripete il saluto (Pace a voi!).
Questa volta è
presente anche Tommaso. L’attenzione è tutta rivolta a lui. I presenti
assistono come testimoni immobili e silenziosi. Gesù
si presenta a Tommaso mostrandogli i segni del riconoscimento da lui richiesti:
le mani e il costato trafitto e accompagna i segni con l’invito: "non continuare ad essere incredulo, ma credente".
Tommaso aveva chiesto di toccare i segni della croce, ora gli basta
vederli. Riconosce il Risorto nei segni del Crocifisso,
un riconoscimento pieno, il più alto ed esplicito dell’intero Vangelo:
"Il
mio Signore e il mio Dio".
Tommaso non
esprime soltanto la propria fede personale né soltanto è il portavoce del
gruppo dei discepoli, ma diventa il portavoce della fede della Chiesa di ogni tempo.
Il vero credente è
colui che ascolta Gesù e lo
ama. Chi comprende il Suo comandamento di amore e lo
pratica, è beato" (B. Maggioni).