25 MAGGIO 2003
VI DOMENICA DI PASQUA (Gv 15,9-17)
S.Beda
"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli
altri come io vi ho amati ".
Gesù vuole che i
Suoi discepoli siano sempre uniti a Lui. Il flusso vitale del Suo Amore non si
deve mai interrompere.
L’Amore di Gesù
donato e accolto esige che il discepolo viva secondo
il Suo insegnamento.
"Gesù attende
dai Suoi che l’adesione a Lui mantenga vivo tra loro
il Suo insegnamento nella molteplicità delle esigenze concrete dell’amore per
l’uomo. Quando nella comunità regna questo clima di unione
con Gesù e di dedizione alla missione, la comunità può chiedere ciò che vuole:
la sintonia con Lui creata dall’impegno a favore dell’uomo stabilisce la
collaborazione attiva di Gesù con i Suoi. La gloria, che è l’amore del Padre,
si manifesta nell’attività dei Suoi disceopoli che continuano a lavorare a
favore dell’uomo. Soltanto la dedizione agli altri può dare la certezza di essere l’oggetto dell’amore di Dio.
Senza questo amore non esiste vincolo con Gesù, né pertanto
esperienza del Padre, che si manifesta in Lui. Se
non esiste l’amore, non esiste altro che il vuoto, l’assenza di Dio. Chi
non ama non può avere rapporti con il Padre. Dio si rende presente e attivo
soltanto dove esiste un amore come quello di Gesù, espresso dal Suo
comandamento" (J.Mateos/ J.Barreto).
Gesù dice: "Amatevi"
e non amatemi. L’amore giunge a Dio solo
attraverso
"Vi
ho costituiti perché andiate e portiate il frutto
e il vostro frutto rimanga ".
Il Risorto manda i
Suoi discepoli ad annunciare il Suo Amore a tutti gli uomini perché siano
adulti, liberi e responsabili e formino una società di
fratelli. Essi vanno come amici di Gesù.
"I discepoli
non sono lavoratori alla giornata che supplicano di essere ammessi al lavoro:
sono collaboratori scelti da Gesù prima che essi si potessero offrire. Non li
manda in condizione di inferiorità, ma su un piano di
amicizia e di aiuto" (J.Mateos/ J.Barreto).