11 MAGGIO 2003
IV DOMENICA DI PASQUA (Gv 10,11-18)
Giornata di preghiera per le vocazioni
"Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me ".
I dirigenti
religiosi del popolo ebreo credono di avere una missione: quella di indicare la
volontà di Dio; invece cercano il loro interesse. Hanno davanti
"Gesù si
presenta come un inviato da Dio, che porta il popolo oppresso fuori della
schiavitù per formare una comunità di uomini
pienamente liberi.
Gesù annuncia
che darà liberamente e per amore la propria vita per salvare non solo Israele, ma tutta l’umanità. Questa è la missione ricevuta dal Padre.
Gesù, inviato dal Padre,
si presenta come Pastore modello, quello vero, e la caratteristica del Pastore
è dare la vita per i Suoi. Chi non ama fino a dare la vita non è pastore.
Darsi è comunicare
vita. Per comunicare pienezza di vita, Gesù si donerà fino alla
morte. La vita viene comunicata soltanto
dall’amore, che è dono di sé agli altri. Il massimo dono di sé è la piena
comunicazione dell’amore".
Gesù non è un
salariato, un mercenario, ma il Pastore vero. "Il Pastore presta il Suo
servizio per amore, rinunciando al proprio interesse, disposto a dare la vita per le pecore. Il salariato lo fa per denaro e,
in caso di pericolo, lascia che le pecore muoiano". "Gesù afferma che
tra le persone che danno a Lui adesione, esiste una relazione personale di
conoscenza profonda e intima. Far parte della comunità significa conoscere Gesù
che ha dato
"Ho
altre pecore che… devo condurre ".
"Gesù vuole
comunicare a tutti il Suo Amore".
"La missione
di Gesù non si limita al popolo giudaico, si estende a
tutti. L’Amore di Dio ha come termine l’umanità
intera. I discepoli provenienti da altri popoli formeranno una sola famiglia.
L’unità di tutti si verificherà attraverso la convergenza nell’unico Pastore:
Gesù" (J.Mateos / J. Barreto).