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Alcune riflessioni sul Vangelo della Domenica

13 APRILE 2003
DOMENICA DELLE PALME (Mc 14,1 - 15,47)
"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? "

Le tenebre hanno ricoperto la terra; non c’è nulla che mostri un agire di Dio al fianco di Gesù.

Quanto è giusto che Gesù si senta abbandonato!

Il Suo "perché?" è quello di qualcuno che si sente avvolto dal potere delle tenebre. Gesù non sta dubitando del potere di Dio di fare qualche cosa in ciò che sta accadendo; Egli si sta interrogando circa il silenzio di Colui che Egli chiama "mio Dio".

"E’ sulla croce che Gesù ha imparato l’obbedienza delle cose che patì. E’ qui che Egli ha lanciato forti grida, ed è qui che Egli verrà esaudito per la Sua pietà e reso perfetto".

"Il grido di Gesù sulla croce non è un rimprovero contro Dio, ma l’esplosione della sofferenza nell’amore. Il chiamare Dio mio Dio implica fiducia. Gesù grida, sperando che Dio porrà fine all’alienazione che ha provato" (Rajmond e B. "La morte del Messia").

"Gesù sulla croce è nella solitudine totale". I passanti rilanciano le accuse del processo; gli scribi e i farisei lo dileggiano: "Ha salvato gli altri, non può salvar se stesso?".

Nessun discepolo è sotto la croce; anche i due crocifissi lo deridono.

"La solitudine di Gesù si trasforma in preghiera. Gesù, abbandonato dagli uomini, si chiede se anche il Padre lo abbia abbandonato. La croce è il momento in cui sembra aver ragione i dileggiatori. Gesù grida una domanda al Suo Dio, ma non risponde a chi lo insulta.

Nessuno comprende che stare in croce è un amore divino senza misura" (B.Maggioni).

Un pagano, avendolo visto morire in quel modo, dice:

"Veramente quest’uomo era Figlio di Dio ".

"La croce è il momento più alto della Rivelazione. Ai piedi della croce qualcuno ha compreso.

La chiamata alla fede segue vie sue proprie, impensate".

 


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