16 MARZO 2003
II DOMENICA DI QUARESIMA (Mc.1,12-15)
"SI
TRASFIGURO’ DAVANTI A LORO".
Pietro riconosce Gesù Messia: "Tu sei il Cristo".
Dopo questa
dichiarazione Gesù afferma che il Figlio dell’Uomo
dovrà patire, essere ripudiato dagli anziani, dai sommi sacerdoti, dagli scribi
e poi sarà ucciso, ma dopo tre giorni risorgerà. Pietro non accetta una simile
predizione e si oppone in maniera violenta. Gesù non
deve morire ma deve trionfare: è il Messia, il
dominatore.
La missione di Gesù non è quella
di dominare come dominano i re di questo mondo, ma è
quella di servire l’uomo per portarlo alla pienezza della vita.
Gesù porta sul monte (il monte è
simbolo della sfera divina a contatto con la storia umana) tre dei Suoi
discepoli "per convincerli mediante un’esperienza straordinaria, che
patire la morte per procurare agli uomini la vita e la pienezza, non significa
fallimento dell’essere umano e del suo progetto di vita, bensì, al contrario,
assicura il successo definitivo dell’esistenza" (J.Mateos/
F.Camacho).
"Per i discepoli la morte è la fine della persona, per Gesù la morte non diminuisce la persona, ma la trasforma,
consentendo di manifestare uno splendore che è impossibile raggiungere in
questa vita" (A.Maggi).
I credenti in
Cristo che danno adesione gioiosa a Lui e al Suo messaggio e lo vivono con
amore, risplenderanno come il sole nel Regno del Padre, avranno cioè la pienezza della condizione divina. Con
"Questi
è il mio figlio amato: ascoltatelo".
Gesù è l’unico Maestro che propone
Dio vuole che sia
ascoltato Gesù. Egli è l’unico che riflette
pienamente
Egli
è gloria e splendore dell’uomo.