16 FEBBRAIO 2003
VI DOMENICA ORDINARIA(Mc.1,40-45)
S. Giuliana
"Venne
a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli
diceva: se vuoi, puoi guarirmi ".
Gesù si trova in Galilea e
Un lebbroso, di
sua iniziativa, si avvicina a Gesù. I lebbrosi erano
considerati impuri dagli ebrei. Non potevano andare al tempio, né potevano avere un contatto con il popolo. Erano persone che
trasmettevano impurità agli oggetti e alle persone che toccavano.
"La lebbra
era considerata come figlia primogenita della morte (Gb.
18,13), il lebbroso rimaneva fuori della società timorosa di vedersi
fisicamente contagiata e religiosamente contaminata. Era obbligato ad
avvicinarsi gridando il suo stato di impurità perché
nessuno gli si avvicinasse e doveva vivere in luoghi appartati (Lv.13,45). In un certo senso era considerato un maledetto,
un castigato da Dio.
Per il lebbroso
non c’era possibilità di accesso a Dio né al Suo
Regno, ma la proclamazione di Gesù in tutta
"Commosso,
stese la mano e lo toccò dicendo:
lo voglio, sii purificato".
"Un giudeo
qualsiasi si sarebbe tirato indietro con orrore all’avvicinarsi del lebbroso; Gesù, invece, si commuove di fronte alla miseria
dell’uomo. Gesù completa l’avvicinamento che
quello aveva iniziato: stende la mano e lo tocca.
La legge del levitico non ha pietà della miseria
umana e lo marginalizza; Gesù si commuove di fronte ad essa e lo accoglie mettendo
il suo potere al di sopra della legge. Il lebbroso viene
purificato per il contatto e le parole di Gesù"
(J.Mateos/F.Camacho).
Il cristiano è
una creatura nuova che deve accogliere la bontà di Gesù
e diffonderla.