5 GENNAIO 2003
II DOMENICA DOPO NATALE(Gv.1,1-18)
S. Nazario
"Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi".
La sapienza, fin
dall’eternità, delizia del Signore, si fa carne,
creatura in mezzo alle creature. L’Invisibile si rende visibile nella storia,
diventa gloria e splendore del creato ed eleva l’uomo alla dignità di figlio di
Dio. L’uomo non è più schiavo, ma figlio. L’uomo non
cammina più nelle tenebre, ma nella luce, per giungere alla meta. "Siano
rese grazie a Dio". L’uomo non è senza speranza; la sua vita ha un senso.
"A
quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio".
"La capacità di essere figli di Dio viene da Lui, ma l’essere figlio non
è qualche cosa dato una volta per tutte, ma si manifesterà con un’attività che
assomiglia a quella di Dio stesso e che ne farà frutto… Padre è colui che per
amore comunica la vita. Tale sarà l’attività dei figli: comunicare vita con le
opere di amore verso gli altri che continueranno
quelle di Gesù, il Figlio… Questa attività di amore
per l’uomo sarà il cammino verso il Padre, cammino di somiglianza progressiva
che si percorre nella identificazione con Gesù.
Dio non si
sostituisce all’uomo, ma lo abilita a sviluppare la sua attività e lo abilita
facendo sì che nasca di nuovo per la comunicazione del Suo Spirito donandogli
così una qualità di vita che potenzia il Suo amore e gli permette di
svilupparlo fino alla realizzazione in sé del progetto
creatore. Da questo momento, l’azione di Dio e quella dell’uomo non sono
discriminabili, in quanto agisce l’uomo completo di cui lo Spirito di Dio è una
componente.
L’attività del
cristiano non è quella di Dio nell’uomo, ma quella di Dio
con l’uomo. L’uomo non rimane annullato dall’azione di Dio,
al contrario si sviluppa per l’unione e la collaborazione con il Padre e
Gesù, suoi compagni di vita" (J. Mateos, J. Barreto).
L’uomo è
chiamato ad accogliere il dono dello Spirito di Dio nel cuore, che è il Suo
Amore, e ridonarlo con gioia ai fratelli per realizzare il Suo Regno nella
storia.