24 NOVEMBRE 2002
CRISTO
RE (Mt
25,31-46)
"ALLORA IL RE DIRA': IO HO AVUTO FAME...".
Oggi il Vangelo
presenta la conclusione dell'ultimo discorso di Gesù nella Sua vita pubblica.
E' un Vangelo che si riallaccia al suo primo discorso: "Beati quelli che hanno
misericordia perché troveranno misericordia". Si basa su sei opere della misericordia.
Gesù ha poteri
divini, ma condivide tutta la debolezza della condizione umana, è povero in
mezzo ai poveri, ma è anche giudice che pronuncia la sua sentenza. Precise sono
le Sue motivazioni per i buoni e per i cattivi. "Avevo fame e mi avete
dato da mangiare...", "Avevo fame e non mi avete dato da
mangiare...". Nessuna difesa può modificare
Gesù mette al
centro l'uomo bisognoso. Tutto è giudicato secondo le azioni fatte a
vantaggio o a svantaggio del fratello. Si basa tutto sul servizio recato e
sull'amore donato al fratello: nutrire l'affamato, dissetare l'assetato,
accogliere lo straniero, vestire il nudo, visitare l'infermo e il carcerato.
Il giudice si identifica con i poveri, i deboli e i perseguitati; è
solidale con quelli che vivono nella povertà.
Così deve agire
il cristiano: imitare il Signore.
Questa solidarietà
suscita sorpresa in tutti: sui buoni e sui cattivi. Nessuno avrebbe immaginato
che amando o disprezzando il debole avrebbe accolto il Signore o lo avrebbe rifiutato.
La salvezza è
accolta o rifiutata nel donare o nel rifiutare l'amore al fratello.
Il vero cristiano
apre il cuore al bisognoso per risollevarlo dalla sua miseria morale e
materiale.
Il fratello si fa dono al fratello.
"E
se ne andranno, questi al supplizio eterno
e i giusti alla vita eterna".
Non è Dio che
giudica l'uomo, ma sono le azioni dell'uomo che lo
giudicano. Chi ama il fratello bisognoso con lo stesso amore di Cristo ha la vita. Chi non lo ama si incammina
verso la non-vita. La vita di ogni uomo è segnata
dalle opere di misericordia. Il cristiano sia misericordioso come è misericordioso il Padre Celeste!