Crescere nella Missionarietà | Per non dimenticare | Una lettera di Padre Stefano Camerlengo

Carissimo Don Gabriele,

  Pace e Bene nel Signore! Approfitto del rientro della tua beata Angela per salutarti e ringraziarti. Angela è una ragazza eccezionale ed in gamba, con le sue doti e qualità ha contagiato tutti e sinceramente dico che la sua è stata una presenza positiva. Personalmente credo che anche lei sia rimasta toccata da questa esperienza e che ne saprà far tesoro per il resto della sua vita.

Certo che le esperienze brevi in missione se sono fatte con i tipi giusti possono portare molto e credo che sono veramente positive per le persone e per tutto il movimento di animazione che possono portare. La missione diventa sempre di più universale non solo per gli spazi ma anche per l’incontro di persone e culture e tutti si arricchiscono donando e ricevendo insieme. La nostra missione a Kinshasa è ricca di molte realtà ed esperienze e per questo se qualcuno ha veramente voglia di dare una mano lo spazio e la possibilità ci sono. Il nostro paese vive un periodo di profondo cambiamento ed una crisi di valori, a causa della guerra e delle sue conseguenze, come non mai. Ma la gente è ancora “bella”, ha voglia di andare avanti con il sorriso e la gioia di vivere, con una familiarità e simpatia che la caratterizza. E per questo vale sempre la pena osare, rischiare, fare per poter cambiare e sperare ancora.

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Di me e della mia vita ti parlerà Angela personalmente, io ti dico solo che sono contento di essere missionario e di essere qua, quello che sto dando è niente in rapporto a ciò che ricevo e mi dico sempre che non è la gente che deve ringraziarmi per la mia presenza, ma sono io che devo ringraziarli perché mi permettono di essere tra loro. Sono ormai tanti anni che sono qua ma non finisco mai d’imparare e tutto mi fa crescere e mi dà la voglia di continuare a camminare.
A te ed alla tua comunità va il mio saluto ed augurio più fraterno, anche per il Natale prossimo, che il Signore della vita ti e vi doni tanta pace! Fraternamente,

padre Stefano