27 OTTOBRE 2002
XXX
DOMENICA ORDINARIA (Mt,22,34-40)
S. Fiorenzo
"MAESTRO, QUAL E' IL PIU' GRANDE
COMANDAMENTO?"
"AMERAI..."
Un massimo
esponente della legge si avvicina a Gesù per tentarlo come Satana.
Gli ebrei hanno da
osservare seicentotredici comandi; trecentosessantacinque sono negativi, cioè indicano che non bisogna fare certe cose e
duecentoquarantotto sono positivi: ordinano di fare certe azioni. L'ebreo è
chiamato ad amare Dio per tutto l'anno (365) e con tutto se stesso (248).
Quest'ultimo numero indica quante sono le ossa del corpo umano, così credevano in quel tempo. In questi 613 comandamenti sono
inserite le due tavole della legge. Nella prima tavola ci sono i tre comandi
con gli obblighi nei confronti di Dio e nell'altra i sette doveri nei confronti
degli uomini. Questi dieci comandamenti sono intoccabili.
Gesù, però, al
dottore della legge, non risponde con i comandamenti, ma con il credo
d'Israele: "Ascolta, Israele, amerai il Signore
Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze"
(Dt. 6,5).
Dal credo degli
ebrei, però, Gesù elimina Israele e al posto delle "forze"
mette "mente". Egli elimina Israele perché
Il secondo comandamento è simile al primo:
Amerai
il prossimo tuo come te stesso".
L'amore che ha
come misura l'uomo è valido però per gli ebrei che
hanno come punto di riferimento Mosé e per ogni uomo credente.
Amare come l'uomo ama se stesso è un amore limitato. Per il cristiano
la misura dell'amore non è l'uomo, ma Gesù, il Figlio di Dio. Egli ama
servendo l'uomo con un amore senza limiti; Gesù non dice: ama il prossimo tuo
come te stesso, ma "Amatevi l'un l'altro
come io ho amato voi".
La misura
dell'amore del discepolo è Gesù che dona a tutti