07 APRILE 2002
II
DOMENICA DI PASQUA (Gv 20,19-31)
"SE NON VEDO NELLE SUE MANI IL
SEGNO DEI CHIODI E NON METTO IL MIO DITO NEL POSTO DEI CHIODI E NON METTO
"Tommaso non
nega
Otto giorni dopo,
quando la comunità è nuovamente riunita per celebrare la vittoria della vita
sulla morte, Gesù torna a manifestarsi in mezzo a loro (Gv. 20,26).
Questa volta
Tommaso può non solo vedere Gesù, ma ascoltare le Sue parole: "metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi
la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente"
(Gv. 20,27).
Tommaso non ficca
le sue dita nei fori dei chiodi e non mette la mano nel fianco di Gesù, ma
prorompe nella più elevata professione di fede di tutto il Vangelo:
"Mio
Signore e mio Dio! ".
Tommaso, non solo
crede che il suo Maestro sia risuscitato, ma giunge a proclamare che Gesù è Dio. Il Dio che nessuno ha mai visto (Gv. 1,18),
viene per la prima volta riconosciuto nell'Uomo Gesù: Chi
ha visto me ha visto il Padre (Gv. 14,9).
Una fede così
intensa non nasce all'improvviso e non è frutto istantaneo dell'incontro con
Gesù, ma aveva iniziato a germinare in Tommaso fin da quando
il discepolo si era dichiarato disposto a morire con il suo Maestro. Seguendo
Gesù nel dono della propria vita, Tommaso si era messo sulla via della verità (Gv.
14,6).
Nonostante l'apostolo sia giunto a questa piena definizione di
fede, Gesù non lo pone a modello dei credenti: perché mi hai veduto, mi hai
creduto, beati quelli che crederanno, pur senza aver visto (Gv.
20,29).
Per Gesù, vero
fondamento della fede, non sono visioni e apparizioni, ma il servizio reso per
amore.
Non c'è bisogno
di vedere per arrivare a credere. Occorre credere per vedere : Se crederai, vedrai la gloria di Dio (Gv.
11,40).
Dichiarando beati
quanti credono senza aver bisogno di vedere, Gesù ricorda a Tommaso e alla
comunità la beatitudine da Lui pronunciata durante l'Ultima Cena, quando, dopo
aver lavato i piedi ai discepoli, li aveva invitati a
fare altrettanto dicendo: Sapendo queste cose siete beati se le metterete in
pratica (Gv. 13,17).
Quanti per amore
mettono la propria vita a servizio degli altri
sperimentano constantemente la presenza di Gesù nella loro esistenza senza
avere bisogno di esperienze straordinarie" (A.Maggi).