I Santuari
La storia
Perchè a Loreto
C'è sempre comunque chi si chiede perché mai la "Camera" nazaretana
di Maria sia stata trasportata proprio a Loreto e non altrove. Già gli antichi
storici, fin dal secolo XVI, evidenziavano come la Casa fosse passata, per
provvidenziale disegno, dalla terra di Cristo alla terra del vicario di Cristo,
cioè nell'antico Stato della Chiesa. Potrebbe esserci anche una ragione di
carattere contingente, dato che la traslazione, secondo i dati della tradizione,
avvenne il 10 dicembre del 1294, quando era papa Celestino V. Questi, incoronato
pontefice a L'Aquila il 5 luglio 1294 per volontà di Carlo Il d'Angiò e
trasferitosi poi a Napoli, il 13 dicembre successivo rinunciò al pontificato.
Non mise mai piede a Roma. Ora, risulta che a Roma lo sostituiva in qualità di
Vicarius Urbis (Vicario del papa) Salvo, vescovo di Recanati. Salvo era stato
nominato Vicarius Urbis da Nicolò IV nel 1291 e svolse quell'ufficio fino al
1296. Il Vicarius Urbis, come è noto, durante le assenze dei pontefici da Roma,
esercitava un potere giuridico in spiritualibus (indulgenze, reliquie, ecc.).
Viene da supporre allora che Salvo, vescovo di Recanati, dovendo destinare a
nome del papa, le "sante pietre" di una reliquia così insigne, qual
è la Santa Casa, abbia pensato al territorio della sua diocesi e le abbia fatte
approdare al suo Porto, attivo già fin dal 1229 per concessione dell'imperatore
Federico II.
Gli angeli
In questo discorso si può inserire quanto Giuseppe Lapponi, archiatra
pontificio, confidava in segreto al vescovo di Digione mons. Landrieux il 17
maggio 1900: di aver scoperto, cioè, alcuni documenti negli archivi vaticani,
secondo i quali, una nobile famiglia bizantina di nome Angeli, discendente dagli
imperatori di Costantinopoli, nel secolo XIII, salvò i 'materiali' della Casa
della Madonna dalle devastazioni musulmane e li fece trasportare a Loreto per
ricostruirvi l'attuale sacello. La notizia ha un'implicita conferma nel foglio
181 del cosiddetto Chartularium Culisanense, pubblicato di recente (1985), dove
si parla delle "sante pietre portate via dalla Casa della Nostra Signora la
Madre di Dio" e di una icona raffigurante la Madonna con il Bambino in
grembo. Sono gli elementi costitutivi del santuario di Loreto: le pietre della
Casa di Maria e una tavola dipinta con l'immagine della Madonna e del Bambino,
esistente già agli inizi del sec. XIV nel sacello e poi sostituita con una
statua lignea. Le "sante pietre" nel settembre-ottobre 1294 passarono
da Niceforo Angeli, despota dell'Epiro, a Filippo d'Angiò, figlio del re di
Napoli Carlo II, quale dote nuziale di Ithamar (o Margherita), Angeli, figlia di
Niceforo. Si noti la corrispondenza cronologica: il matrimonio tra Filippo e
Ithamar avviene nel settembre-ottobre 1294 e la tradizione lauretana indica il
10 dicembre 1294 quale data dell'arrivo della Santa Casa nelle Marche. Un
implicito collegamento con la famiglia Angeli dell'Epiro si ha in due monete
rinvenute nel sottosuolo della Santa Casa (una nella fascia di sottomurazione),
le uniche databili, tra le centinaia ivi rinvenute, all'epoca della traslazione.
Si riferiscono a Guy de la Roche, duca del feudo francese di Atene dal 1285 al
1308. Guy era figlio di Elena Angeli, nipote di Niceforo e cugina di Ithamar.
Ora è noto che spesso, nei secoli passati, le monete inserite nelle fondazioni
degli edifici, soprattutto sacri, stavano a indicare l'epoca della loro
costruzione e talora anche i protagonisti della stessa; in questo caso della
famiglia Angeli dell'Epiro-Tessaglia, discendente dagli imperatori di
Costantinopoli, alla quale appartenevano tanto Ithamar, figlia di Niceforo,
despota dell'Epiro, quanto Elena, figlia di Giovanni, sebastocratore della
Tessaglia, e madre di Guy de La Roche.