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Benedici
il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici.
Con le parole del salmo 103 per
prima cosa vorrei rendere grazie a Dio per il grande dono della
vocazione e della ordinazione diaconale. Non riesco ad esprimere con le
parole tutto questo che sta nel mio cuore, tutto ciò che provo adesso e
che da giorni sento attorno a me. Dire grazie a Lui sarebbe troppo
semplice: allora gli dirò: Io Ti offro la mia vita o mio Signore, io Ti
offro tutto di me, tutto di me.
Ti offro la vita come Maria, come colei che ha detto: ecco, sono la
serva del Signore, si faccia di me secondo la Sua parola. A lei si sono
affidati due grandi polacchi: uno è il papa Giovanni Paolo II con il
suo totus tuus. Io ho scelto la frase che è stata stampata sui
biglietti di invito, la frase che era il motto vescovile di un altro
grande polacco, il Card. Stefan Wyszynski (grande primate di Polonia,
primate del millennio come lo ha chiamato Papa Giovanni Paolo II) : Per
Mariam soli Deo - attraverso Maria a Dio solo -. Attraverso di Lei, come
Lei e con Lei vorrei servire la Chiesa di Dio che è in Fermo.
Adesso vorrei esprimere la mia gratitudine a Sua Eccellenza Monsignor
Gennaro Franceschetti, nostro Arcivescovo.
Eccellenza, dirle grazie mi sembra troppo poco, ma non trovo altre
parole. Lei mi ha accolto nella sua Diocesi, mi ha sempre aiutato e con
la sua paterna benedizione mi ha dato tantissima forza e coraggio, e
adesso mi ha ordinato diacono. Grazie infinite.
Nella vita spesso si ricordano alcuni preti che hanno lasciato qualche
traccia nella nostra esistenza. Ricordiamo spesso il sacerdote che ci ha
battezzati, che ci ha magari sposati. Noi diaconi e sacerdoti ricordiamo
il Vescovo che ci ha ordinati. Lei, Eccellenza, è sempre nel mio cuore
anche per un altro motivo. Per la prima volta, quando alla fine di un
colloquio ho chiesto la sua benedizione, lei mi ha detto:
"volentieri", e ha continuato così: "Per intercessione
di Maria...". Con queste parole ha conquistato il mio cuore, perché
noi polacchi siamo molto legati alla Madonna, fino al punto che uno dei
nostri re l'ha scelta come Regina del suo regno, Regina della Polonia,
la Madonna Nera, e sotto questo nome regna dal suo santuario a Jasna
Gora in Czestochowa.
Adesso vorrei esprimere il mio ringraziamento ai miei genitori.
Specialmente alla mia mamma che dall'alto del cielo ci guarda e penso
che sorride e piange di gioia. Grazie al mio papà che è qui presente,
ai miei familiari; un grazie speciale va a mia nipote Eva, un mio
privato angelo custode. Proprio lei, con la sua sofferenza per la
lunghissima malattia, ma anche con la gioia di una bambina di 8 anni, mi
ha cambiato la vita facendomi vedere come si fa ad offrirsi al Signore:
un esempio concreto.
Con l'ordinazione diaconale sono stato incardinato ed ammesso nel Clero
della Diocesi di Fermo. Non posso non ringraziare i presbiteri: ma
siccome nella Chiesa c’è una gerarchia allora, in ordine e secondo la
precedenza, ringrazio i Vicari Generali, quello precedente, mons.
Giuseppe Trastulli, e quello che adesso svolge la sua missione in mezzo
a noi, mons. Armando Trasarti. Grazie di cuore. E con loro rivolgo il
mio grazie a tutti i sacerdoti della Diocesi.
Per sei anni sono stato nel Seminario, cuore della Diocesi. Lì come
rettore ho avuto don Tonino Nepi (oggi non è presente tra noi per
motivi pastorali): è, permettetemi di dirlo, un sacerdote e educatore
bravissimo, meraviglioso. Con i suoi piccoli consigli, suggerimenti, ci
ha dato una vera e propria educazione all'autoresponsabilità e maturità
della nostra scelta vocazionale, alla verità. Grazie don Tonino, grazie
di tutto. Lo stesso devo dire al mio primo vicerettore, che non è qui
presente, a don Giordano Trapasso. Un altro rettore, ma solo per sei
giorni perché poi sono stato mandato in parrocchia e non ho avuto
tantissimi incontri con lui, è don Emilio Rocchi. Sorriso, sorriso e
ancora una volta sorriso: così lo ha definito mio cognato Piotr, che
durante la sua permanenza a Fermo ha avuto l’occasione di incontrarlo
parecchie volte. Con Piotr andavamo spesso a consumare il pranzo in
Seminario e lui, essendo abituato a diversi sistemi, stupito osservava
il rettore che ci serviva a tavola, mentre noi eravamo occupati a fare
le solite chiacchiere. Caro Don Emilio, per me sei stato come un Angelo
Gabriele. Ogni volta che ti vedevo mi portavi qualche notizia ed era
sempre notizia buona. Sei stato tu a dirmi che il Vescovo desiderava che
io facessi l’ammissione al clero, sei stato tu a dirmi che il Vescovo
voleva ordinarmi, sei stato tu a darmi tante altre belle notizie.
Grazie, grazie infinite. Parlando del Seminario non posso dimenticare
l'Istituto Teologico, dove ho svolto i miei studi. Allora infinite
grazie vanno a mons. Gabriele Miola, a don Ferdinando, a Dolores e a
tutti i professori, che devo dire sono molto bravi, gentili, cordiali ma
esigenti. Grazie per la vostra fatica a volte incompresa. Poi ci sono i
seminaristi, che per lunghissimi anni sono stati la mia più vicina
famiglia. Alcuni di loro sono già preti, altri in dirittura d’arrivo
al sacerdozio; altri ancora compiono il loro cammino di formazione sotto
la guida di don Emilio, del vicerettore don Giordano e del bravissimo
Padre Spirituale don Ubaldo Speranza, a cui particolarmente devo dire
grazie. Don Ubaldo è una persona bravissima, ma ha un difetto: non si
arrabbia mai; io sono il suo opposto. In sei anni di quotidiani incontri
non l'ho visto mai arrabbiato o triste, ma sempre pensieroso e
preoccupato per la nostra vita spirituale.
Adesso devo aprire una pagina intitolata "S. Antonio". Quando
si parla di S. Antonio, non si può non parlare di don Checco. Prima di
tutto chiederei un applauso caloroso per lui, poi proseguirò con le mie
parole. Carissimo don Checco, non so come ringraziarti per tutto quello
che hai fatto per me. Neanche mi sognavo di trovare quel che ho trovato
qui grazie a te e ai tuoi collaboratori. Mi hai accolto con le braccia
aperte, con fiducia e paterna bontà. Per questo ti sono molto
riconoscente. Devo dirti che per me sei stato come un padre e con il mio
duro carattere spesso hai sperimentato il sentimento del padre della
parabola del figliol prodigo. Ti ringrazio e ti chiedo perdono. Da te ho
imparato cosa significa la vera carità non solo fraterna, ma anche
quella concreta; ho imparato cosa vuol dire dare tutto di se stesso, e
l’altra sera, all'incontro con i giovani, quello vocazionale, ho
capito cosa significa servire. Grazie, grazie e ancora grazie.
Un'altra pagina di S. Antonio siete voi tutti. E per questo motivo non
posso non dirvi grazie. Mi avete accolto con calore e premura. Qui devo
dire alcuni nomi perché penso sia proprio giusto dire grazie davanti a
tutti voi. Non sarà in ordine di precedenza o alfabetico, dico
semplicemente grazie a Giancarlo Felicetti e Alida, Otello, Arduino
Marchionni, Angela Cacciari e Ave Luzi, Iginia Nepi, Walter Tulli,
Antonietta e Marina, Adriana e Nazzarena con il suo marito, Beppa,
Vittoria e Giuseppina, Monica e Monichetta e tutte le altre catechiste,
Antonio Paglialunga, Ezio e Giovani Bibini, Marcello e Alberto, Rosario
Pascucci e sua moglie Maria Luisa, Manuelita e Maria Grazia con il
marito Alfredo, Paolo Acciarri e Tiziana, Marco e Giulia Milozzi,
Daniela, Claudio, Alberto, Carla, Mariella con la mamma Elvira e tutte
le donne di Nonna Natalina: a tutti, tutti voi grazie di cuore per tutto
che avete fatto per me. Sarebbe difficile dire tutto quello che avete
fatto e che state facendo. Grazie ai giovani, ai giovanissimi della
parrocchia.
Adesso un particolare ringraziamento al coro e al maestro Sandro. Un
applauso caloroso per il vostro servizio di oggi e non solo. Vorrei
anche ringraziare la signora maestra che ha preparato il coro con le
lunghissime e faticosissime prove.
Ringrazio i miei amici di Carassai, la prima parrocchia dove ho svolto
il mio servizio pastorale nel primo anno della mia permanenza nel
seminario. Grazie a te Elvira e Giovanna con il marito Pompiglio. Grazie
a voi Rosina, Leonardo, Chiara e Deivis, grazie a voi carissima famiglia
Polini.
Si dice che il primo amore non si scorda mai. È vero, lì in quel
piccolo paese sulle colline ascolane è rimasto il mio cuore. Devo
ringraziare alcuni miei amici che in un certo senso sono anche i miei
familiari. Sono i suoceri di mia nipote, Rosanna e Vito. Le tracce del
loro umile lavoro si vedono nella nostra casa parrocchiale; a Rosanna
dico grazie per il camice che oggi per la prima volta ho indossato: è
opera delle sue mani.
Qualcosa in polacco per i miei: Tato, Dorotka e Piotrek, Iwona, Irena,
Karolina, Kamila, Jacek e Dorota, kuzyni z Rzymu, Andrea e Renata e
tutti gli altri.
Voglio concludere le parole del mio confessore che diceva sempre: il mio
passato alla Tua misericordia, il mio presente al Tuo amore, il mio
avvenire alla Tua provvidenza offro, Signore.
Andrzej Bakun
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