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Don Andrzej ordinato diacono

il primo aprile 2001


 

 

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Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici.

Con le parole del salmo 103 per prima cosa vorrei rendere grazie a Dio per il grande dono della vocazione e della ordinazione diaconale. Non riesco ad esprimere con le parole tutto questo che sta nel mio cuore, tutto ciò che provo adesso e che da giorni sento attorno a me. Dire grazie a Lui sarebbe troppo semplice: allora gli dirò: Io Ti offro la mia vita o mio Signore, io Ti offro tutto di me, tutto di me.
Ti offro la vita come Maria, come colei che ha detto: ecco, sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la Sua parola. A lei si sono affidati due grandi polacchi: uno è il papa Giovanni Paolo II con il suo totus tuus. Io ho scelto la frase che è stata stampata sui biglietti di invito, la frase che era il motto vescovile di un altro grande polacco, il Card. Stefan Wyszynski (grande primate di Polonia, primate del millennio come lo ha chiamato Papa Giovanni Paolo II) : Per Mariam soli Deo - attraverso Maria a Dio solo -. Attraverso di Lei, come Lei e con Lei vorrei servire la Chiesa di Dio che è in Fermo.
Adesso vorrei esprimere la mia gratitudine a Sua Eccellenza Monsignor Gennaro Franceschetti, nostro Arcivescovo.
Eccellenza, dirle grazie mi sembra troppo poco, ma non trovo altre parole. Lei mi ha accolto nella sua Diocesi, mi ha sempre aiutato e con la sua paterna benedizione mi ha dato tantissima forza e coraggio, e adesso mi ha ordinato diacono. Grazie infinite.
Nella vita spesso si ricordano alcuni preti che hanno lasciato qualche traccia nella nostra esistenza. Ricordiamo spesso il sacerdote che ci ha battezzati, che ci ha magari sposati. Noi diaconi e sacerdoti ricordiamo il Vescovo che ci ha ordinati. Lei, Eccellenza, è sempre nel mio cuore anche per un altro motivo. Per la prima volta, quando alla fine di un colloquio ho chiesto la sua benedizione, lei mi ha detto: "volentieri", e ha continuato così: "Per intercessione di Maria...". Con queste parole ha conquistato il mio cuore, perché noi polacchi siamo molto legati alla Madonna, fino al punto che uno dei nostri re l'ha scelta come Regina del suo regno, Regina della Polonia, la Madonna Nera, e sotto questo nome regna dal suo santuario a Jasna Gora in Czestochowa.
Adesso vorrei esprimere il mio ringraziamento ai miei genitori. Specialmente alla mia mamma che dall'alto del cielo ci guarda e penso che sorride e piange di gioia. Grazie al mio papà che è qui presente, ai miei familiari; un grazie speciale va a mia nipote Eva, un mio privato angelo custode. Proprio lei, con la sua sofferenza per la lunghissima malattia, ma anche con la gioia di una bambina di 8 anni, mi ha cambiato la vita facendomi vedere come si fa ad offrirsi al Signore: un esempio concreto.
Con l'ordinazione diaconale sono stato incardinato ed ammesso nel Clero della Diocesi di Fermo. Non posso non ringraziare i presbiteri: ma siccome nella Chiesa c’è una gerarchia allora, in ordine e secondo la precedenza, ringrazio i Vicari Generali, quello precedente, mons. Giuseppe Trastulli, e quello che adesso svolge la sua missione in mezzo a noi, mons. Armando Trasarti. Grazie di cuore. E con loro rivolgo il mio grazie a tutti i sacerdoti della Diocesi.
Per sei anni sono stato nel Seminario, cuore della Diocesi. Lì come rettore ho avuto don Tonino Nepi (oggi non è presente tra noi per motivi pastorali): è, permettetemi di dirlo, un sacerdote e educatore bravissimo, meraviglioso. Con i suoi piccoli consigli, suggerimenti, ci ha dato una vera e propria educazione all'autoresponsabilità e maturità della nostra scelta vocazionale, alla verità. Grazie don Tonino, grazie di tutto. Lo stesso devo dire al mio primo vicerettore, che non è qui presente, a don Giordano Trapasso. Un altro rettore, ma solo per sei giorni perché poi sono stato mandato in parrocchia e non ho avuto tantissimi incontri con lui, è don Emilio Rocchi. Sorriso, sorriso e ancora una volta sorriso: così lo ha definito mio cognato Piotr, che durante la sua permanenza a Fermo ha avuto l’occasione di incontrarlo parecchie volte. Con Piotr andavamo spesso a consumare il pranzo in Seminario e lui, essendo abituato a diversi sistemi, stupito osservava il rettore che ci serviva a tavola, mentre noi eravamo occupati a fare le solite chiacchiere. Caro Don Emilio, per me sei stato come un Angelo Gabriele. Ogni volta che ti vedevo mi portavi qualche notizia ed era sempre notizia buona. Sei stato tu a dirmi che il Vescovo desiderava che io facessi l’ammissione al clero, sei stato tu a dirmi che il Vescovo voleva ordinarmi, sei stato tu a darmi tante altre belle notizie. Grazie, grazie infinite. Parlando del Seminario non posso dimenticare l'Istituto Teologico, dove ho svolto i miei studi. Allora infinite grazie vanno a mons. Gabriele Miola, a don Ferdinando, a Dolores e a tutti i professori, che devo dire sono molto bravi, gentili, cordiali ma esigenti. Grazie per la vostra fatica a volte incompresa. Poi ci sono i seminaristi, che per lunghissimi anni sono stati la mia più vicina famiglia. Alcuni di loro sono già preti, altri in dirittura d’arrivo al sacerdozio; altri ancora compiono il loro cammino di formazione sotto la guida di don Emilio, del vicerettore don Giordano e del bravissimo Padre Spirituale don Ubaldo Speranza, a cui particolarmente devo dire grazie. Don Ubaldo è una persona bravissima, ma ha un difetto: non si arrabbia mai; io sono il suo opposto. In sei anni di quotidiani incontri non l'ho visto mai arrabbiato o triste, ma sempre pensieroso e preoccupato per la nostra vita spirituale.
Adesso devo aprire una pagina intitolata "S. Antonio". Quando si parla di S. Antonio, non si può non parlare di don Checco. Prima di tutto chiederei un applauso caloroso per lui, poi proseguirò con le mie parole. Carissimo don Checco, non so come ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me. Neanche mi sognavo di trovare quel che ho trovato qui grazie a te e ai tuoi collaboratori. Mi hai accolto con le braccia aperte, con fiducia e paterna bontà. Per questo ti sono molto riconoscente. Devo dirti che per me sei stato come un padre e con il mio duro carattere spesso hai sperimentato il sentimento del padre della parabola del figliol prodigo. Ti ringrazio e ti chiedo perdono. Da te ho imparato cosa significa la vera carità non solo fraterna, ma anche quella concreta; ho imparato cosa vuol dire dare tutto di se stesso, e l’altra sera, all'incontro con i giovani, quello vocazionale, ho capito cosa significa servire. Grazie, grazie e ancora grazie.
Un'altra pagina di S. Antonio siete voi tutti. E per questo motivo non posso non dirvi grazie. Mi avete accolto con calore e premura. Qui devo dire alcuni nomi perché penso sia proprio giusto dire grazie davanti a tutti voi. Non sarà in ordine di precedenza o alfabetico, dico semplicemente grazie a Giancarlo Felicetti e Alida, Otello, Arduino Marchionni, Angela Cacciari e Ave Luzi, Iginia Nepi, Walter Tulli, Antonietta e Marina, Adriana e Nazzarena con il suo marito, Beppa, Vittoria e Giuseppina, Monica e Monichetta e tutte le altre catechiste, Antonio Paglialunga, Ezio e Giovani Bibini, Marcello e Alberto, Rosario Pascucci e sua moglie Maria Luisa, Manuelita e Maria Grazia con il marito Alfredo, Paolo Acciarri e Tiziana, Marco e Giulia Milozzi, Daniela, Claudio, Alberto, Carla, Mariella con la mamma Elvira e tutte le donne di Nonna Natalina: a tutti, tutti voi grazie di cuore per tutto che avete fatto per me. Sarebbe difficile dire tutto quello che avete fatto e che state facendo. Grazie ai giovani, ai giovanissimi della parrocchia.
Adesso un particolare ringraziamento al coro e al maestro Sandro. Un applauso caloroso per il vostro servizio di oggi e non solo. Vorrei anche ringraziare la signora maestra che ha preparato il coro con le lunghissime e faticosissime prove.
Ringrazio i miei amici di Carassai, la prima parrocchia dove ho svolto il mio servizio pastorale nel primo anno della mia permanenza nel seminario. Grazie a te Elvira e Giovanna con il marito Pompiglio. Grazie a voi Rosina, Leonardo, Chiara e Deivis, grazie a voi carissima famiglia Polini.
Si dice che il primo amore non si scorda mai. È vero, lì in quel piccolo paese sulle colline ascolane è rimasto il mio cuore. Devo ringraziare alcuni miei amici che in un certo senso sono anche i miei familiari. Sono i suoceri di mia nipote, Rosanna e Vito. Le tracce del loro umile lavoro si vedono nella nostra casa parrocchiale; a Rosanna dico grazie per il camice che oggi per la prima volta ho indossato: è opera delle sue mani.
Qualcosa in polacco per i miei: Tato, Dorotka e Piotrek, Iwona, Irena, Karolina, Kamila, Jacek e Dorota, kuzyni z Rzymu, Andrea e Renata e tutti gli altri.
Voglio concludere le parole del mio confessore che diceva sempre: il mio passato alla Tua misericordia, il mio presente al Tuo amore, il mio avvenire alla Tua provvidenza offro, Signore.

         Andrzej Bakun

 

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