Maria
ed Eucaristia
Intervista a padre Vittorio Blasi per 27 anni in Burundi
Maria
ed eucaristia. Sono questi i due binari su cui ha fondato la Missione in
Burundi padre Vittorio Blasi. "Se vogliamo che la missione trasformi le persone, occorre portarle ad amare la Madonna e l'Eucaristia", ha detto padre Vittorio in Italia fino a luglio. La malaria lo ha allontanato per un po' di tempo dal suo amato Burundi per terminare alcune cure specialistiche. Come
trascorre la vita in missione? Ci
si alza al mattino alle ore 5,30 quindi celebrazione della Messa alle
ore 6,30. Lei
è stato per 27 anni in Burundi. Ci parli di questo stat È
grande come la Lombardia. Ha una superficie di 27 mila chilometri
quadrati. La sua capitale è Bujumbura. È abitato da circa 7 milioni di
persone. È un paese montagnoso che si trova nella zona dei grandi
laghi. È un altopiano che va dai 1000 ai 2300 metri di altitudine.
Piove molto per cui il paesaggio è molto ricco di vegetazione. Qual
era la sua attività in Burundi? Sono
stato in tre parrocchie. Ma prima di tornare in Italia ero in una
parrocchia di Itongo abitata da 50 mila persone con solo 2 sacerdoti. La
pastorale in Burundi è caratterizzata dalla partecipazione dei
catechisti e dei battezzati alla vita pastorale. Il lavoro del sacerdote
è così facilitato. Nella
sua parrocchia ci sono Tutsi o Hutu? Io
dico sempre che ci sono Barundi. Non faccio distinzioni etniche. Anche
se la maggioranza sono Hutu ma alcune zone sono abitate soltanto da
Tutsi. Com'è
nato questo odio etnico tra Tutsi e Hutu? Non
è facile far chiarezza su questa situazione. I Barundi vivono da secoli
insieme, da circa 2000 anni. Come si è arrivati al massacro non so
dirlo. È un fatto che supera ogni spiegazione. Sono tutti cristiani,
sia Tutsi sia Hutu. Purtroppo invece l'odio è molto forte e radicato. Ha
avuto anche lei qualche minaccia? Anch’io
ero nella lista dei tre che dovevano essere eliminati. Due sono stati
uccisi. Sono rimasto l’unico a sopravvivere. I catechisti mi hanno
detto di fare attenzione, di non andare da solo in una determinata zona
abitata da bande armate. Un giorno infine sono venute 4 persone a dirmi:
"Padre, se hanno ucciso gli altri due uccideranno anche te".
Io ho risposto: "La Madonna mi proteggerà. Voi non
preoccupatevi". Considero quelle 4 persone come angeli custodi. A
luglio tornerà in Burundi? Sì,
tornerò laggiù a fare il missionario. C'è un po' di preoccupazione,
ma la nostra vita è a disposizione del Signore che ci proteggerà anche
fisicamente. Siamo a sua disposizione. Se dovesse chiamarci siamo
pronti. Prenderò le normali precauzioni e continuerò a vivere
normalmente senza troppe difficoltà. Qual
è stata la sua principale preoccupazione nella sua attività? Ho
lavorato per creare le comunità di Base. Sono un insieme di 50/60
famiglie che si organizzano per crescere nella fede. Ogni comunità
elegge alcuni responsabili: due uomini, due donne, due giovani e due
ragazze. Sono poi i responsabili ad animare le comunità riunendo le
famiglie per ascoltare la Parola di Dio, per la preghiera e per
discutere i problemi della zona. Ci
sono persone atee in Burundi? I
Barundi sono persone molto religiose. Tale religiosità però è stata
bloccata dal regime che ha impedito ogni forma di catechesi per 11 anni,
dal 1976 al 1987. Ciò ha portato la popolazione ad un regresso e
all'odio. La violenza e la guerra sono frutto dell'abbandono di Dio.
Quando è cominciata la carneficina tra etnie molti dicevano: "Dio
è morto", "Dio non vede", "Dio è vecchio",
"Dio è sordo"... Se Dio non c'è ognuno può fare quello che
vuole. In una società in cui non si parla di Dio si giunge presto alla
guerra e all’odio. La guerra del Burundi infatti è una guerra dei
senza Dio, di chi ha abbandonato Dio, di chi non fa più riferimento
alla sua parola. Come
ha cercato di inculturare la fede nella sua missione? Ho
cercato di introdurre nella liturgia il canto dei Barundi e le danze
delle bambine e dei ragazzi. Ciò per dare il segno della festa. Ho
fatto anche capire l'importanza del dono. Infatti ogni Barundi che viene
in chiesa per la messa, nella sua povertà, offre qualcosa. L'offerta è
messa in alcuni cesti ornati con foglie di banana. La foglia di banana
è un segno di rispetto nei confronti di chi si vuole onorare. Quando
infatti un amico va a trovare un altro amico porta il dono in cesti
ornati con foglie di banana. E' come dicesse: "Ho un grande
rispetto per te". Così quando si va in chiesa, l'offerta è fatta
con il cuore per un grande amico. Quanto
la magia è forte in Africa? Molto.
La vita per un africano è partecipare ai riti magici. O si ha fede in
Gesù Cristo o si segue le superstizioni. Infatti quando un mio
parrocchiano partecipava a riti magici si sentiva in colpa perché aveva
partecipato a qualcosa che era pagano. Nei riti magici africani si
invoca perfino satana. La
cultura africana di solito è poligamica. Come è vissuto il matrimonio
in Burundi? Il
Burundi è un'eccezione. Infatti anche prima dell'avvento del
cristianesimo la società era monogamica. Alcune famiglie vivono il
sacramento del matrimonio nella fedeltà. C'è anche un cammino di
preparazione per chi vuole formare una famiglia cristiana dove
intervengono sia i sacerdoti sia alcune coppie che vivono con fede la
vita familiare. Quale
preparazione si offre per il battesimo? Di
solito è il bambino che va a scuola a chiedere il battesimo. Durante
l'orario scolastico si impartiscono alcune lezioni di religione
cattolica. Poi ci sono alcuni momenti di catechesi al di fuori
dell'orario scolastico. In sesta elementare ricevono il battesimo. Lei
ha detto che ha cercato di educare i Barundi a due valori essenziali:
Maria ed Eucaristia. Quanta devozione hanno nei confronti della Madonna? Molta.
In tutte le case c'è un'immagine della Madonna. Ho costruito un
santuario alla "Rosa Mistica". E' frequentatissimo. Molta
gente vi arriva a piedi da molto lontano anche 50 chilometri. Nel
santuario facevamo quattro cose: confessione, adorazione, rosario e
messa. Cosa
chiede alle persone che abitano la diocesi di Fermo? Di
essere informate sulle missioni. Di leggere il "libro dei
missionari" che è un libro che si aggiorna ogni volta che un
missionario ritorna in Diocesi. Di informarsi attraverso riviste
missionarie. Di darsi da fare per conoscere i fratelli lontani. Leggere
una rivista è informarsi per formarsi e prepararsi all'azione.
ndg
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