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Parole-chiave della Dottrina Sociale della Chiesa:

IL BENE COMUNE


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1. IDEA GUIDA

Il bene comune è il senso, la ragione d'essere profonda della comunità politica, delle istituzioni sociali e in particolar modo dell'autorità civile. E' il fine e il criterio di ogni azione sociale e politica, ad ogni livello.

Dal Catechismo degli Adulti - CEI "La verità vi farà liberi":

Secondo la dottrina della Chiesa, l'autentica azione politica è servizio per il bene comune, con trasparenza e competenza. Il bene comune di una popolazione consiste "nell'insieme di quelle condizioni di vita sociale, con le quali gli uomini, la famiglia e le associazioni possono ottenere il conseguimento più pieno e più spedito della loro perfezione " (GS, 74). Comprende i diritti fondamentali della persona, I valori morali e culturali che sono oggetto di generale consenso, le strutture e le leggi della convivenza, la prosperità e la sicurezza. La sua figura storica complessiva è mutevole e va ridisegnata continuamente, secondo le esigenze della libertà e della solidarietà. E' in funzione di esso che esiste la comunità politica; ad esso tutti devono contribuire con impegno perseverante e deciso (n. 1104).
I
cittadini sono nello stesso tempo destinatari e protagonisti della politica. Sono obbligati in coscienza ad osservare le leggi giuste e a pagare le tasse. Hanno il diritto-dovere di approvare l'ordinamento politico, di eleggere i governanti e di controllare il loro operato. Inseriti nelle comunità intermedie e nelle associazioni, partecipano alla gestione di numerosi servizi, specie nei settori dell'educazione, della cultura, della sanità e dell'assistenza (n. 1105).
Se tutti devono cooperare all'attuazione del bene comune, alcuni però hanno la funzione di coordinare e dirigere ad esso le molteplici energie: sono i detentori della pubblica autorità. La legittimità di un governo si misura dalla capacità di rispettare e sostenere i diritti delle persone e dei soggetti sociali intermedi. Il potere deve essere esercitato per il popolo e con il popolo: l'autorità è "vicaria dello moltitudine" (id.). Ovviamente la possibilità di partecipazione è diversa secondo le condizioni culturali e le situazioni storiche. D'altra parte è necessario un governo della società che non si limiti a mediare gli Interessi particolari ma sappia inquadrare il pluralismo entro regole precise e guidarle verso obiettivi storici concreti. Quanto all'esercizio dell'autorità, governano rettamente coloro che "non guardano in sé il potere del grado, ma l'uguaglianza di condizione e non godono nel fare da superiori, ma nel fare del bene degli altri" (S. Gregorio Magno) (n. 1106).

2. ORIGINI, DEFINIZIONI E SUE PRINCIPALI ATTUALIZZAZIONI

2.A. LA SUA STORIA

Trattandosi di uno dei criteri-base di legittimazione e regolamentazione di ogni forma di vita sociale, il principio dei bene comune ha radici lontane nel tempo.

2.B. LA SUA DEFINIZIONE

La nozione di bene comune trova praticamente esplicito definizione quasi entro ogni grande enciclica sociale. Così la Rerum Novarum lo considera come l'adempimento fondamentale dello Stato per risolvere la questione sociale: esso infatti deve promuovere anzitutto i beni morali e spirituali nella società, affinché possa essere conseguito anche il bene sociale complessivo.

Dalla Rerum Novarum:

Ora, la prosperità delle nazioni deriva specialmente dal buoni costumi, dal buon assetto della famiglia, dall'osservanza dello religione e della giustizia, dall'impostazione moderata e dall'equa distribuzione dei pubblici oneri, dal progresso delle industrie e del commercio, dal fiorire dell'agricoltura e da quelle attività, le quali, quanto maggiormente vengono promosse, tanto meglio favoriscono i cittadini (n. 26).

 

Nella Quadragesimo anno al n. 109, il bene comune è visto come l'obiettivo da conseguirsi mediante l'impulso dato dalle istituzioni a rispondere alle esigenze della giustizia sociale intesa come la forma più ampia e generale della giustizia.
Poi la Mater et Magistra (nn. 84-85) dilata gli orizzonti alle esigenze del bene comune internazionale, al centro dei quale sono posti gli obiettivi della pace, dello sviluppo e della cooperazione tra i popoli.
La definizione che con maggior completezza e lucidità esprime la natura dei bene comune e che integra le precedenti, è senza dubbio quella della Gaudium et Spes al n. 74:
Gli uomini, le famiglie e í diversi gruppi, che formano lo comunità civile, sono consapevoli di non essere in grado, da soli, di costruire uno vita capace di rispondere pienamente alle esigenze della natura umana e avvertono la necessità di una comunità più ampia, nella quale tutti rechino quotidianamente il contributo delle proprie capacità, allo scopo di raggiungere sempre meglio il bene comune.
Per questo essi costituiscono, secondo vari tipi istituzionali, una comunità politica. Lo comunità politica esiste proprio in funzione di quel bene comune, nel quale esso trova giustificazione e dal quale ricava il suo ordinamento giuridico, originario e proprio. Il bene comune si concreta nell'insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani, nelle famiglie e nelle associazioni il conseguimento più pieno e più rapido della loro perfezione.
( .. ) Affinché la comunità politica non venga rovinata dal divergere di ciascuno verso la propria opinione, è necessaria un'autoritàcapace di dirigere le energie di tutti i cittadini verso il bene comune, non in forma meccanica o dispotica, ma prima di tutto come forza morale che si appoggia sulla libertà e sulla coscienza dei dovere e del compito assunto.
Sintesi argomentativa dei documento conciliare citato:
- nel primo paragrafo si segnala la necessità della comunità politica a servizio della persona stessa;
- nel secondo la definizione "formale" di bene comune, vale a dire fondamentale: promuovere il bene comune è anzitutto "creare" le condizioni di possibilità di un vivere comune pacifico e ordinato al bene di ciascuno e di tutti;

- nel terzo, indica il bene comune come compito primario e più ancora come il senso, la ragion d'essere della stessa autorità politica. Essa non si sostituisce, ma fa anzi appello alla coscienza morale e civile dei cittadini, affinché il loro apporto converga ad unità e non si disperda in sterili contrapposizioni o vie prive di sbocchi.

In conclusione:

  1. il bene comune non è semplice somma di beni particolari di ciascuno: corrisponde invece a quel bene di tutti e di ciascuno al tempo stesso, che è sintesi di tutti i beni realizzati dalla convivenza civile; bene che rimane "comune", sia perché indivisibile, sia perché solo comunitariamente è possibile costituirlo, accrescerlo e conservarlo.
  2. tutte le sopracitate definizioni sono concordi, pur nella diversità delle accentuazioni, a considerare il bene comune come un concetto di natura etica, ossia qualitativa e non quantitativa. Il bene comune è la vita buona della comunità politica, ove i doveri e i diritti sono rispettati, ove le persone trovano un ambiente favorevole al loro sviluppo umano, ove i valori non sono stravolti. Questa connotazione etica del concetto di bene comune richiede che non si accetti nessuna pretesa di raggiungerlo in modo automatico, cioè senza l'impegno morale della volontà e della costruttività degli uomini, senza una conversione interiore ai valori e al bene, senza uno sforzo e una lotta per la giustizia.

2.C. LE SUE PRINCIPALI ATTUALIZZAZIONI E MEDIAZIONI STORICHE

Sinteticamente, tra le numerose configurazioni storiche possibili del bene comune, riassumiamo le sue principali concretizzazioni secondo questi profili:

Dal Dizionario dei Concilio ecumenico Vaticano II:

Il bene comune della società consiste soprattutto nella salvaguardia dei diritti e doveri della persona umana, che sono universali ed inviolabili. Occorre perciò che siano rese accessibili all'uomo tutte le realtà necessarie a condurre uno vita veramente umana, come il vitto, il vestito, l'abitazione, il diritto di scegliersi liberamente lo stato di vita e di fondare una famiglia, il diritto all'educazione, al lavoro, a/ buon nome, al rispetto, alla conveniente informazione, alla possibilità d'agire secondo la retta norma della propria coscienza, alla salvaguardia della vita privata ed alla giusta libertà anche in materia religiosa (pag. 654).
Si tratta di beni essenziali per lo svolgimento di una ordinata e pacifica vita sociale, costituendo e mettendo a disposizione del singolo quella trama di beni e servizi che sono le premesse al vivere personale e sociale.

3. SFIDE PER IL NOSTRO TEMPO

Bene comune: bene morale o meccanismo impersonale?

Tra le tante tendenze dirette a considerare il bene comune una conseguenza quasi automatica, vogliamo ricordarne almeno due:

Ambedue le posizioni - e quante sono ad esse assimilabili - non sono accettabili perché eliminano dalla nozione di bene comune quella di "bene morale", ne fanno qualcosa di garantito a partire da meccanismi impersonali, qualcosa di indifferente ai valori e, peccando di irrealismo, sognano una società perfettamente funzionante in cui ci sia il bene comune senza che, per raggiungerlo, ci sia bisogno che gli uomini siano buoni.
In altri termini non pongono al centro del bene comune la persona umana nella sua effettiva realtà di "giusto e peccatore" (CA 53), la cui salvezza, anche storica, non può ritenersi automaticamente garantita da nulla.

(da "La società", Verona, Minidossier n. 13).

Segnaliamo inoltre una terza tendenza in cui ad essere messo in crisi è il concetto stesso di bene comune:

4. PISTE PER LA RIFLESSIONE (educatori ed adulti)

4.a. Il bene comune è il fine di tutto l'agire sociale

Se gli uomini fossero solo individui aventi ognuno dei fini differenti, i loro rapporti si esaurirebbero nei patti privati e l'unica forma di giustizia sarebbe quella commutativa, quella che regola i rapporti tra dei privati. Dato che, invece, l'uomo è naturalmente sociale, i suoi rapporti con i propri simili hanno per fine anche il bene comune, ossia il bene dell'intero corpo sociale e la giustizia non si limita a quella commutativa, ma si allarga a comprendere quella distributiva e, in generale, quella sociale.
-
Come giudicare l'esplosione dei vari particolarismi: ieri quelli ideologici, oggi quelli corporativi, territoriali o etnici? Qual'è la loro radice?

4.b. Il bene comune della società consiste soprattutto nella salvaguardia dei diritti e dei doveri della persona umana, che sono universali e inviolabili.

Il Card. Martini (in "Sto alla porta"), per "contrastare la cultura della protesta, del mugugno, dell'impotenza, della disillusione, della depressione, della rivalsa, dell'autoconsolazione, della chiusura in sé stessi a doppia mandata", ricorda che "è stato detto negli anni scorsi che bisognava passare da una stagione dai diritti a uno dei doveri" e che questo "è il momento delle responsabilità".
- Che significato può avere oggi l'esigenza etica delle proprie responsabilità di fronte allo Stato, alla società civile, alla propria professione?

4.c. Spetta prioritariamente all'Autorità realizzare li bene comune, coordinando gli apporti di tutti ad esso.

Ma spesso chi ha responsabilità politiche è schiavo del consenso sociale, non invece un "ministro", cioè un saggio "servitore" preoccupato dei bene di tutti (Martini, ib.)
- Come promuovere un nuovo costume politico: con la vigilanza sui candidati, la denuncia, la formazione all'impegno sociopolitico, la partecipazione ... ? La cura della cosa pubblica è prima una questione di mentalità o di coerenza nei comportamenti concreti?

4.d. Ogni aggregazione sociale - di carattere politico, economico, caritativo, culturale, ecc. - si costituisce in vista di un determinato "bene comune".

Ciascuna di esse è chiamata a interrogarsi, o a mettersi in discussione, a chiedere conto a se stessa non solo delle proprie responsabilità attive, ma pure di omissione o di semplice distrazione (Martini, ib.)
- Quali risvolti può' avere questa vigilanza critica all'interno dei partiti, dei dirigenti pubblici, della comunicazione sociale, delle associazioni e della stessa Chiesa?

4.e. Il bene comune costituisce il riferimento necessario per la realizzazione di un "intervento di tipo etico".

Come afferma il Cardinal Martini: "Tuttii singoli valori sono importanti, tuttavia vengono messi in pericolo allorché non si tiene conto delle condizioni generali del bene comune e delle sue esigenze rispetto al metodo generale di fare politica". ("La linfa e l'albero" - discorso pronunciato il 13/01/1996 per l'inaugurazione della VII edizione delle Scuole di formazione sociale-politica della diocesi di Milano).
- Quali percorsi sostenere per rilanciare una scala di valori secondo la visione cristiana, rispettando il metodo democratico?

5. PISTE PER LA RIFLESSIONE (giovani)

6. RIFERIMENTI

Enciclica Rerum Novarum, Leone XIII, 1891.

 

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