Pieve di S.Pietro in Silvis

          

Pieve di San Pietro in Silvis. Veduta dell'esterno.

La nostra Pieve: una visita guidata

 

Le più antiche testimonianze della Pieve di San Pietro in Silvis, chiesa già battesimale costruita su un precedente “sito” religioso di epoca romana, si riferiscono al sec. VII.

Fu certamente la più grande per estensione e la più importante fra le chiese battesimali che ebbero il ruolo di avamposti per la lotta alla palude e per il conseguente popolamento del territorio.

In muratura esistevano a quei tempi solo la chiesa e la “torre” (campanile) che svolgeva peraltro all’epoca anche funzioni abitative.  Risale a tale periodo il pregevole altarolo a cippo di marmo conservato nel presbiterio.

Seguirono circa due secoli (IX-X) caratterizzati da un forte decadimento per varie calamità naturali (alluvioni, epidemie, ecc.) e una assai lenta ripresa che diede i primi risultati veramente tangibili solo dopo il Mille.

E’ a questo punto, e cioè nei sec. XI-XII che si deve collocare anche l’inizio della vita comune dei preti presso la Pieve così come i documenti letterari attestano e la realizzazione della “cripta a oratorio” confermerebbe.

capitello.jpg (82362 byte)  Capitello corinzio

La Pieve esercita da questo momento la funzione di Ecclesia matrix (Chiesa madre) di un territorio assai ampio, nonostante il giungere nel sec. XII del castrum Tiberiacum a dignità di castello e che si estende all’ambito geografico che finirà poi col coincidere con l’estensione territoriale del Comune di Bagnacavallo.

Solo più tardi, tra i sec. XIII e XIV, l’organizzazione ecclesiastica darà origine al sistema di “parrocchie”, quello stesso sistema che garantisce ancor oggi la cura d’anime e i sacramenti.  Nei secoli XIV e XV la chiesa fu abbellita da numerose opere pittoriche, ancora oggi in parte visibili, nel catino absidale e in frammenti  sparsi sui pilastri, tra i quali ben otto volti-figure della Madonna.

Madonna con Bambino.jpg (25566 byte)                Madonna con Bambino 2.jpg (122094 byte)

I ritratti degli arcipreti, esposti nel salone della canonica, vogliono darci, a partire dal sec. XVIII, documentazione di questa realtà organizzativa evidenziandone i personaggi più illustri.

E’ del 1735-1736, abbattuti i ruderi della “torre” caduta a causa del precedente terremoto del 1688, la costruzione in muratura della canonica, ad opera del primo arciprete “mitrato” Giuseppe Zauli.

E’ così che possiamo ammirare ancora oggi un nobile edificio settecentesco, la cui ristrutturazione è appena ultimata (2000), che sarà adibito a Centro di Formazione.

La chiesa della Pieve ha subito invece diversi interventi durante il secolo passato (1929-33, 1945-50, 1969-72, 1981-82) che ne hanno restaurato il pavimento, l’abside, il tetto  e ricostruito il campanile (1933). Più recentemente (1995) sono stati restaurati i magnifici dipinti del 1300 attribuibili a Pietro da Rimini e alla sua scuola.

  S.Pietro con neve.jpg (90084 byte)  Cartolina del 1929

Orari d’apertura (Maggio-settembre 2001):

-Giovedì e venerdì ore 16,30-18,30. Sabato e domenica ore 10,00-12,00; 16,30-18,30.

 

Per informazioni:

Parrocchia di San Michele e San Pietro, via Mazzini 1        (Tel. 0545.64363)

Pieve di San Pietro in Silvis – via Pieve, 82              (Tel. 0545.61116)

Ufficio Informazioni del Comune, Piazza della Libertà          (Tel. 0545.280898)

 

 

PIEVE DI S. PIETRO IN SILVIS – ESTERNO

Esterno_Pieve.jpg (41738 byte)

La Pieve, basilica di San Pietro in Silvis risale al VII secolo e si trova nei pressi dell’incrocio Bagnacavallo – San Potito – Fusignano, a circa un Km dalla città.

E’ la più antica e la meglio conservata delle Pievi nel ravennate. Fu edificata in un’ampia area boschiva in una zona compresa nella centuriazione romana tuttora evidente a ponente della strada Faenza-Bagnacavallo (via Naviglio).

Si suppone che sia stata costruita su un precedente sito religioso destinato al pubblico culto. Nei suoi pressi furono infatti ritrovati alcuni marmi con iscrizione a Giove, ora conservati nel Palazzo dei diamanti a Ferrara, e altri reperti di tarda romanità, esposti all’interno della chiesa.

L’edificio di forma rettangolare è un insieme architettonico di stile ravennate basilicale-esarcale o protoromanico ed affascina il visitatore per la sua semplicità e armoniosa eleganza.  L’abside è semicircolare all’interno e poligonale a sette lati all’esterno.

La facciata semplicissima, a forma di capanna, è quella originale. Quattro lesene – due laterali e due mediane – rimarcano le tre navate.

Ha due porte d’ingresso: una centrale ampia e di forma rettangolare, ornata con stipiti di marmo nel restauro del 1932, l’altra laterale, molto più piccola, sembra fosse riservata alle donne. Sopra il portone centrale si può ammirare l’elegante bifora con l’originale colonnina marmorea.

 

 

CHIESA – INTERNO

Interno della Pieve.jpg (111068 byte)

La chiesa è a tre navate, di cui la centrale è più alta delle navatelle laterali, scandite da otto pilastri a “T” per parte, che sostengono nove arcate a tutto sesto.

Il soffitto in legno è a doppia capriata,  il pavimento attuale è in cotto e la sua altezza è quella più vicina all’originale.

La navata centrale presenta ampie finestre, otto a settentrione e sette a Sud, mentre le navatelle portano per ogni lato fenestrelle a feritoia.

La muratura è formata da larghi e grossi mattoni di dimensioni varie, in buona parte di reimpiego. Nel penultimo pilastro di sinistra è visibile una mensola di mattoni a triangolo, molto sporgente. Nel muro della navatella destra vi sono quattro cavità ed una nella parete di fondo della navatella sinistra. Si ritiene che servissero per mettervi le lampade ad olio. Sia la mensola che le cavità sono coeve alla chiesa.

 

 

CAMPANILE

 Campanile.jpg (129663 byte)

La prima torre, che svolgeva all’epoca anche funzioni abitative, era di forma rotonda e si trovava verso l’estremità della navatella meridionale, dove ora è situata l’attuale canonica.

Durante il terremoto del 1688 subì gravi danni e fu poi abbattuta nel 1736. In seguito la Pieve venne dotata di una torretta a ventola che rimase fino alla costruzione dell’attuale campanile, nel 1933, eretto sul lato sinistro rispetto alla facciata.

 

 

ALTAROLO A CIPPO DI  MARMO GRECO

SPietroinsilvis_12 bis.jpg (95524 byte)

L’altarolo si trova attualmente al centro del presbiterio. E’ una scultura di grandissimo pregio del secolo VII che pertanto risale alle origini della Chiesa.

Ai quattro lati presenta lisce colonnine con base a capitello; la parte superiore è sporgente e incavata con cornice terminale.

Nella parte che guarda l’assemblea vi è un bassorilievo formato da due palmizi di datteri, simbolo di vita eterna, che racchiudono due nicchie: quella superiore, semicircolare, usata per esporre le reliquie; quella inferiore, rettangolare, detta “fenestella confessionis”, è chiusa da un cancelletto di ferro battuto ed era utilizzata per riti in onore dei santi martiri (= confessores).

Anticamente era sormontata da un ciborio di cui restano due archivolti interi ed il frammento di un terzo, ora esposti all’interno della chiesa, che attestano il suo utilizzo come altare per l’Eucarestia.

La sua posizione e funzione nella Basilica è cambiata lungo i secoli e fu senz’altro smembrato all’epoca della costruzione della cripta (verso l’anno 1000),

 

 

CRIPTA

Cripta.jpg (115996 byte)

La Pieve di San Pietro in silvis ha subito nel corso dei secoli alcune modifiche, la maggiore della quale si ebbe con l’erezione della cripta nel secolo XI.

E’ una semplice cripta a oratorio con volte a crociera, sostenuta da quattro pilastri di reimpiego. Al centro si trova ora un altare con grande lastra a mensa di marmo greco, posta su quattro colonne con base a capitello. E’ databile tra il VII e l'VIII secolo. La cripta presenta un’apertura a meridione che forma un piccolo ambiente – forse per l’accesso al vecchio campanile -  con volta a crociera sostenuta da una tozza colonna romana di marmo con un bel capitello corinzio.

 

 

OPERE PITTORICHE

Nei secoli XIV e XV la Pieve è stata abbellita da numerose opere pittoriche e si ritiene che già nel secolo XV fosse completamente affrescata.

I due affreschi più ampi ancora visibili si trovano vicino all’entrata della basilica, nella parete di destra. Il primo rappresenta la Deposizione di Cristo e risale al XV secolo; subito adiacente una crocifissione di cui rimane ben poco. Tra i frammenti di affreschi ancora leggibili, segnaliamo S. Bartolomeo nella prima arcata a sinistra.

 

 

LE RAFFIGURAZIONI DELLA MADONNA

Madonna con Bambino.jpg (71788 byte)

Sparsi sui pilastri e nella parete della navatella meridionale si notano numerosi frammenti di affreschi, tra i quali ben otto figure o volti della Madonna, tutte coronate.   Oltre alle cosidette “Tre Marie”, nei pilastri secondo, terzo e quarto a sinistra di chi entra, è ben conservata l’immagine della Vergine con bambino nel quarto pilastro sul fianco interno, di carattere devozionale e popolare.

 

 

GLI AFFRESCHI DEL CATINO ABSIDALE

Abside.jpg (123204 byte)

Di grande importanza sono gli affreschi absidali di scuola riminese, di evidente ispirazione giottesca ed ultimamente attribuiti a Pietro da Rimini.

L’opera, realizzata nel periodo 1313/1320 ha subito nel corso dei secoli varie vicende: interventi con calce bianca e copertura totale con intonaco, ridipinture ad olio e discutibili restauri, tanto da renderla illeggibile.

Con l’intervento di restauro del 1969/72, eseguiti dal Prof. Nonfarmale, gli affreschi sono stati liberati da tutti i rifacimenti che si erano sovrapposti nel corso dei secoli ed ora è possibile ammirarli nei loro colori originali, anche se molto è andato perduto.

Il grande affresco nel catino absidale è formato da due momenti rappresentativi, divisi da una fascia ornamentale riccamente ornata che presenta piccoli medaglioni a stella con splendide figure di santi e altre immagini sacre.

La parte alta rappresenta il Cristo Pantocratore, purtroppo senza volto, in atteggiamento benedicente, con la mano sinistra tiene un libro aperto recante la scritta “Ego sum, Via Veritas Vita”.  Dei quattro evangelisti che lo attorniavano, restano Matteo e Marco con i loro simboli: l’angelo e il leone.

Nella parte bassa dell’affresco, al centro, la scena della crocifissione: Cristo crocifisso con la Madonna e S. Giovanni Apostolo. Si tratta di un mirabile insieme di altissima ispirazione. Ai due lati si snoda la teoria degli Apostoli, aperta a sinistra da Pietro (con le chiavi)  ed a destra da Paolo (con la spada). Sono sei per parte e posti quasi dialoganti a due a due.  Hanno tutti in mano un codice-libro o un rotolo, perché portano al mondo la “Parola” incarnata in Cristo e scritta-comunicata con la Bibbia. Bellissimi e ampi sono i panneggi dai colori delicati e trasparenti.

Il ciclo pittorico absidale offre alla meditazione dei fedeli la Rivelazione divina annunciata in Cristo e per Cristo attraverso il suo vangelo scritto dagli Evangelisti; la redenzione per Cristo crocifisso; la missione della Chiesa nel mondo con gli Apostoli. Unitamente agli affreschi lungo il corpo della Pieve costituiva una vera e propria “biblia pauperum” .

 

 

LA CANONICA: SALA DEGLI ARCIPRETI

All’interno di questo nobile edificio settecentesco, la cui ristrutturazione è appena ultimata (2000), si trova la cosiddetta “Sala degli Arcipreti”.

Così come la vediamo oggi risale al tempo dell’Arciprete Zauli Giuseppe di Faenza, primo arciprete mitrato, eletto nel settembre 1741 e morto nel maggio del 1742.

Sembra sia stata trasformata e ingrandita dal 1736 e completata nella circostanza straordinaria dei privilegi e poteri dati da Papa Benedetto XIV all’arciprete della Pieve (1741). Allora furono poste pure le prime cornici e tele degli arcipreti.

Col tempo, dopo alterne vicissitudini, l’arciprete della Pieve divenne arciprete di Bagnacavallo, capo del Capitolo della Collegiata ed insignito di privilegi connessi a questo incarico dal 1825.

Il numero delle tele oggi è di 19. Le tele nelle cornici ovali (n.8) sono a ricordo di alcuni arcipreti della Pieve che vanno dal 1274 (Peppo da Castiglione) al 1742 (Zauli Giuseppe).

Le tele nelle cornici rotonde, rettangolari ecc. sono dei Vescovi Commendatori (i Vescovi di Faenza che si incaricarono di governare personalmente anche la comunità di Bagnacavallo) e degli Arcipreti mitrati. Molte tele hanno necessità di una pulizia; alcune tele sono un lavoro pittorico modesto, altre sono molto pregevoli.

Tale sala è stata recentemente attrezzata coi più moderni mezzi audiovisivi proprio per essere destinata più che a settecentesca sala di rappresentanza a Sala per riunioni e conferenze.

 

 
  Home ] Su ] Parrocchie ] [ Pieve di S.Pietro in Silvis ] Collegiata di San Michele ] Chiesa del Carmine ] Tempio di S. Francesco ] Chiesa di S. Giovanni Battista ] Chiesa di S. Girolamo ] Chiesa del Suffragio ] Chiesa dell'Immacolata ] Chiesa della Misericordia ] "Celletta" di via Naviglio ]