CAPITOLO XIV

Come in onore del buon San Leonardo si è affermata la curiosa usanza della Quintana

Ogni anno nella città di Saint Léonard, la domenica dopo la festa del santo Patrono (generalmente la terza domenica di Novembre) i membri della confraternita si recano in corteo nella chiesa, preceduti da uno o più musicanti. Quattro confratelli portano in spalla una specie di portantina a due stanghe con sopra un cofano artisticamente scolpito e dipinto, che ha la forma di una prigione, l’antico torrione di Vincennes: E’ la "Quintana" o lo Tincano" come è chiamata nel dialetto locale. La "Quintana" viene posta nel coro e benedetta dal clero. Dopo la messa solenne il corteo si riforma e la prigione in miniatura è portata in un salone dove è imbandito un luculliano e fastoso banchetto, pagato da tutti i confratelli. Dopo essersi ben pasciuti, i confratelli, con i tovaglioli al collo, tornano in chiesa per i Vespri.

Allora la Quintana è portata in un viale e fissata su di un supporto. Un’immensa folla si ammassa sui due lati del viale, ad una estremità del quale si preparano i cavalieri che brandiscono una specie di mazza chiamata " Quillon" (braccio). I cavalli scalpitano e poi partono al galoppo e ogni cavaliere, giunto a fianco della quintana, le assesta una tremenda mazzata. Naturalmente alcuni colpi vanno a segno ed altri fanno cilecca, i primi suscitano applausi, i secondi risate e sfottò. Alla fine la fragile prigione viene smembrata, crolla e gli spettatori si dividono i frammenti.

Ma la festa non è ancora finita. I confratelli si disperdono in diversi punti della città davanti alle statue del Buon San Leonardo e cantano per tre volte l’invocazione: "San Leonardo ora pro nobis" alla quale si risponde nel dialetto del Limosino, "Viva San Leonardo ! ".

E’ ormai notte. La folla attende davanti al bel portale gotico della chiesa. Si sentono i canti, si vedono le luci. Sono i confratelli che rientrano, portando fiaccole arcaiche fatte di torce di paglia , i famosi "brandons" [ che vuol dire appunto torce di paglia o tizzoni per appiccare il fuoco(n.d.t) ] ,. Si dispongono vicino al portale e insieme a tutto il popolo intonano il "Salve regina".

Poi la folla si dirige verso Piazza Grande dove viene ammucchiata della paglia a cui appiccano il fuoco con le torce che si stanno per consumare; si accende un gran falò di gioia, attorno al quale giovani e vecchi danzano un " rondò" al ritmo di una vecchia canzone popolare a San Leonardo. I più agili e coraggiosi, dopo aver preso la debita rincorsa, scavalcano le fiamme, come per i fuochi di San Giovanni. A poco a poco le fiamme si spengono ... Ultime grida : "Viva San Leonardo!" La festa è finita... Arrivederci l’anno prossimo..

Questa festosa, simpatica tradizione data, lo abbiamo già visto, dal secolo XVII secolo. Il principe Enrico di Condè, primo principe di sangue, padre del futuro vincitore di Rocroy [ Luigi II di Borbone detto il "gran Conde", sconfisse gli spagnolo nella pianura di Roroy nel 1643. Ricordate l’inizio del secondo capitolo de " I promessi sposi" (n.d.t.)) era stato imprigionato alla Bastiglia e in seguito trasferito nel castello di Vincennes. Durante i tre anni della sua cattività egli aveva spesso pregato San Leonardo, per il quale aveva una devozione particolare. Aveva fatto il voto di andare in pellegrinaggio alla tomba del Santo, se avesse riacquistata la libertà. Le sue preghiere furono esaudite; fu liberato il 20 ottobre 1619. L’anno successivo, lunedì 5 ottobre, venne ad adempiere il suo voto. Partito da Limoges, seguito da 5 gentiluomini, smontò da cavallo alla porta della chiesa, si confessò, si comunicò e chiese il grande privilegio, che gli fu accordato, di venerare il Teschio di San Leonardo. In segno di ringraziamento lasciò alla chiesa cento scudi d'oro.

Questa visita mise in subbuglio l'intera città, che ricevette il principe con onori eccezionali. Quando ripartì, i confratelli di San Leonardo, montando i loro cavalli più belli, lo accompagnarono per un buon tratto lontano dalla città. L'avvenimento fu veramente di quelli che lasciano il segno e rallegrò moltissimo gli abitanti di Saint-Leonard. Si decise quindi di commemorare ogni anno , questo evento straordinario, con un bel torneo, che ebbe luogo per la prima volta domenica 15 ottobre 1620 e poi è continuato attirando sempre più gente specie ai giorni nostri con il tam-tam propagandistico dei media.

Simpatica usanza questa della Quintana: avvincente spettacolo, manifestazione pacifica, un mix gradevole di sacro e profano, che si inserisce bene nel culto di San Leonardo, liberatore dei prigionieri e distruttore delle carceri. (1)

(1) La Quintana, nella sua parte più propriamente spettacolare, richiama " La giostra del Saracino " di Arezzo praticata dal 1593 , ma risalente al 1200 (n.d.t.)

 

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